venerdì 27 settembre 2013

[Novel Ita] No.6 Beyond - Nezumi's Days (parte prima)









Current Mood: idk, ho il gatto sdraiato sulla pancia, fate un po' voi...
Listening to: OST varie di Evangelion


Prima parte del quarto (e, ahimè, ultimo) capitolo di No.6 Beyond. Non so che dire perché non c'è niente da dire. Questo capitolo è perfetto così, senza aggiungere nulla [incredibilmente, non ho dovuto mettere neppure note a fine pagina]. A voi.


Capitolo 3 - parte 1; parte 2

NO.6 BEYOND
Le Giornate di Nezumi


Le nubi coprirono il sole e la pianura si oscurò rapidamente. L’aria perse velocemente calore e il bel tempo che c’era stato durante il giorno sembrò ben presto un’illusione. Le lande erano punteggiate da arbusti e alberi per niente alti; se ci si fosse messi su un terreno un po’ più elevato, si sarebbe potuto ammirare l’orizzonte.
Il terriccio rossastro ricopriva ogni cosa e massi dalle forme spigolose erano sparsi ovunque l’occhio si posasse. Era il dipinto della desolazione e dell’infertilità stessa. Ma alcuni arbusti affondavano le loro radici in sorgenti naturali d’acqua limpida. Questi cespugli erano contraddistinti dal loro colore verde, di una sfumatura più lussureggiante di quella degli altri, e dai loro rami che producevano frutti rossi. I frutti erano grandi come il pugno di un infante ed erano troppo duri per essere mangiati, ma il loro colore brillante era meraviglioso e si intonava alla perfezione con il marrone rossastro del terreno e il verde della vegetazione.
Nezumi si accovacciò vicino alla sorgente e raccolse dell’acqua mettendo le mani a coppa.
Era deliziosa. Per uno che aveva viaggiato per quella terra arida, quest’acqua era al pari di un nettare rigenerante che gli ridava le forze e che accelerava il loro recupero.
“Ehi, ragazzi, volete darvi una rinfrescata anche voi?” Due topini ficcarono le loro teste fuori dalla tasca della giacca. Si precipitarono già dalla gamba di Nezumi e, una volta raggiunto il terreno, non degnarono quasi di uno sguardo la sorgente, piombando invece sui frutti rossi.
La buccia della frutta era troppo dura perché un umano potesse morderla, ma evidentemente non era un problema per gli incisivi dei roditori. I topini divorarono un frutto intero in pochi istanti, emettendo squittii allegri per tutto il tempo.
Un topo dal pelo marrone chiaro—Shion l’aveva chiamato Hamlet—alzò lo sguardo e inclinò la testa come se gli fosse stata posta una domanda.
“No, va tutto bene,” disse Nezumi. “Non credo che riuscirei a mangiare quel frutto. Non preoccuparti per me; ho molte altre cose da mangiare.”
Soddisfatto in apparenza dalla risposta del suo padrone, Hamlet iniziò a mordicchiare di nuovo il frutto. Nezumi prese un altro sorso d’acqua, poi si lavò il viso. Si tolse i vestiti e immerse il corpo nella sorgente.
Era lontano dall’essere un piacevole bagno caldo, ma l’acqua fresca aveva un effetto rinfrescante. La sorgente era più profonda di quanto pensasse: se si fosse immerso totalmente sott’acqua, avrebbe potuto vedere il punto in cui l’acqua fuoriusciva dal fondo sabbioso.
Diversi pesciolini stavano nuotando lì intorno, tra le ombre delle alghe che ondeggiavano pigramente secondo la corrente e che gli ricordarono una danza sinuosa e armoniosa.
Lì c’era un mondo totalmente diverso da quello sulla terraferma.

“Credi che sia sempre pacifico sott’acqua?”

Quanto tempo era passato? Shion aveva mormorato quelle parole una volta, lo sguardo perso a mezz’aria.
Erano in quella stanza nel West Block. Era l’alba. Ricordava che la pioggia persistente si era finalmente placata dopo tre giorni e la notte aveva portato un freddo pungente che aveva ricoperto l’intero Blocco. Ma ora stava iniziando a rischiarare.
Giusto il giorno prima, poco dopo il tramonto del sole, Rikiga aveva fatto una delle sue rare comparse al luogo dove abitava Nezumi.
“Shion, ho portato questo da mangiare, è tutto tuo.” Rikiga, che aveva sfidato coraggiosamente i venti freddi e capricciosi per arrivare fin lì, fece enfasi sul ‘tutto tuo’ mentre allungava una borsa di carta a Shion.
“Wow, fantastico! Pane bianco e carne!”
“Ci sono anche verdure fresche e del vino. Oh, e del formaggio. Un bel banchetto, non credi?”
“Possiamo fare davvero una gran cena con queste cose!” disse Shion, era a bocca aperta. “Rikiga-san, ci stai davvero dando tuta questa roba gratis?”
Rikiga arricciò le labbra e scosse la testa. “Non ‘ci’. La sto dando a te. Non fraintendere questa parte. Capito, Shion? Sei tu che mangerai tutto questo. Senza dubbio non hai alcun motivo di dividerlo con un certo attore furbastro e dalla lingua lunga.”
“Mangeremo tutti insieme,” disse Shion, raggiante. “Ho promesso ai bambini di leggere loro un libro domani. Faremo una zuppa deliziosa e sostanziosa e la mangeremo insieme. Sarà un pranzo splendido.”
La faccia di Rikiga si contorse. La sua espressione era quella di qualcuno la cui schiena prudeva terribilmente, ma non riusciva a raggiungere il punto che faceva solletico, non importava quanto si contorcesse. Nezumi soffocò una risata dietro il libro che stava leggendo.
“Cosa? Cosa c’è di così divertente, Eve?”
“Oh, nulla. Non avevo intenzione di ridere. Ma se proprio vuoi saperlo, è perché hai fatto una faccia così carina, vecchio, che non ho potuto far altro che sorridere.”
 Nezumi chiuse il libro e si alzò. Diede un’occhiata all’interno della busta di carta che Shion reggeva per mostrargliela ed emise un lungo fischio.
“Oh, santo cielo. È molto più del solito regalo di corteggiamento. Chi cerca trova, eh? Solo chi è ben inserito nel mercato nero può riuscire a trovare questo ben di Dio, non è vero, Signor Rikiga, signore.”
“Stai dicendo che io lavoro nel mercato nero? Io sono un imprenditore di tutto rispetto.”
“Un imprenditore che vende donne agli ufficiali di No.6 e ci guadagna somme esorbitanti? Che lavoro filantropico e caritatevole che svolgi. Le mie più umili scuse.”
Rikiga scoprì i denti, facendo un’espressione simile a quella che si fa quando si mangia un limone.
“Shion, ascoltami. Sei libero di preparare una zuppa con la carne e le verdure o di mangiartele anche crude, ma qualsiasi cosa tu decida di fare, non fargliene averne neanche un boccone. Non permettergli di sentirne nemmeno il profumo.”
Shion non stava prestando attenzione. Gli occhi gli brillavano mentre svuotava il contenuto della borsa sul tavolo.
“La zuppa di Nezumi è la migliore in assoluto,” disse.
Patate, una cipolla e un cavolo, carote. Tutto era fresco, come appena raccolto. I topi squittivano incessantemente dall’alto di una pila di libri.
“Usa pochissimi condimenti, ma è comunque buonissima,” continuò Shion. “Con tutti questi ingredienti, dovremmo essere in grado di fare la miglior zuppa di sempre. Ne saranno tutti così felici. Grazie, Rikiga-san.”
“Ah…ma, beh, Shion. Quello che sto cercando di dirti è che sono venuto qui apposta per—”
“Prima di iniziare a mangiare, diremo una preghiera per ringraziarti, Rikiga-san. Non sarà un rito poco convinto. Sono sicuro che tutti te ne saranno davvero grati. Vero, Nezumi?”
“Certamente. Diremo ‘Sono grato e auguro tutto il meglio dal profondo del mio cuore a quest’anima compassionevole. Prego che la sua nobile coscienza sia libera per sempre da ogni dolore o pena’,” disse con la voce di una fanciulla innocente. Rikiga aveva un debole per le cose innocenti, pure e senza peccato. Forse era perché aveva interiorizzato la sua stessa corruzione, o forse era semplicemente una sua fantasia, ma, qualsiasi fosse la ragione, non riusciva a non esserne attratto.
Che fosse una fanciulla innocente o una prostituta all’angolo; una nobile dama o un giovane d’alta classe; un mercante  scaltro o un filosofo avanti con gli anni, Nezumi poteva diventare qualsiasi cosa avesse desiderato l’altra persona. Anche se per un solo momento, avrebbe potuto mostrare loro l’illusione di ciò che desideravano usando semplicemente la voce.
In quel momento, era sicuro che Rikiga avesse visto il volto di una ragazza incontaminata sovrapposto sul suo. Gli occhi erano connessi al cuore e in questo modo non potevano far altro che mostrargli più di quanto ci fosse in realtà. Rifiutavano persino di riconoscere quello che non volevano vedere.
“Dannazione! Te e i tuoi trucchetti da attore di classe B! Non credere di poterti prendere gioco di me e farla franca, Eve.”
“Non mi sfiora nemmeno il pensiero di fare una cosa tanto disgustosa come manipolarti secondo ogni mio capriccio, vecchio,” disse Nezumi con un alzata di spalle.
Che volpe, è decisamente furbo. Ha una personalità talmente  sgradevole, se confrontata con il suo aspetto.  Shion, perché non ti trasferisci da me prima di iniziare ad essere influenzato da quello lì? Eve, se non cambi atteggiamento, ne pagherai le conseguenze un giorno. Ma certo, la prossima volta porterò anche del burro. Intendo per te, Shion. E porterò anche della frutta. Non permettere a quella volpe bastarda di mangiarsela tutta.
Rikiga andò avanti per un po’ con quel lungo lamentio, poi tornò a casa.
“Non sta mai zitto,” brontolò Nezumi. “La cosa più giusta da fare sarebbe stata consegnarci quel bendidio e tornarsene dritto a casa. È il ritratto dell’indiscrezione, prolungare la sua presenza in quel modo.”
“Beh, credo che sia stato carino da parte sua,” disse Shion. “Ci ha portato tutte queste cose costose. Mostri ingratitudine parlando male di lui.”
“Hah,” lo schernì Nezumi. “Qualcuno degli ufficiali di No.6 dev’essersi preso una cotta per una delle donne che il vecchio mette a loro disposizione. E probabilmente si mette in tasca un bel malloppo organizzandogli incontri con quella donna, anche se comunque, per uno come lui, non dev’essere troppo difficile ottenere quelle cose da No.6.”
“Ma ha deciso di condividerle con noi invece che tenersele tutte per sé. Non si aspettava niente in cambio. Credo che sia stato un gesto nobile.”
“Nobile? Starai scherzando, spero!”
“Mi sbaglio?”
Nezumi sorrise, muovendo solo una parte del volto. Trovava la natura fiduciosa di Shion irritante e al tempo stesso divertente. La sua schiettezza e la sua buona volontà nell’avere fiducia erano sconosciute a Nezumi. Erano inutili tanto quanto dei frivoli ricami su un pezzo di stoffa.
Rikiga l’aveva fatto perché si sentiva in colpa.
Provava vergogna perché faceva grand’affari vendendo donne del West Block agli uomini di No.6 e perché si arricchiva grazie a quel commercio illecito. Da un lato, significava che il cuore di Rikiga non era stato ancora del tutto corrotto, ma dall’altro, era un segno di debolezza.
Rikiga aveva voluto assolvere le sue colpe, la sua stessa debolezza, dando a Shion parte di quello che aveva guadagnato. Voleva vedere il sorriso spensierato di Shion, sentire la sua gioia, e trarne un po’ di sollievo. Ecco come erano andate le cose. Eppure, Shion non riusciva a vedere oltre questa facciata.
Perché si fida così facilmente delle persone? Come ci riesce? Come può continuare a farlo? È un mistero assoluto.
“Nezumi?” Shion sbatté le palpebre guardandolo, incerto. “A cosa stai pensando?”
“A niente, davvero…ah, non credo che il vino sia adatto ai bambini. Beviamocelo noi.”
“Va bene. Potremmo berlo accompagnandolo con del formaggio e un po’ di pane. Che ne dici se aggiungiamo anche qualche patata bollita?”
“Perfetto. Sarà una notte fantastica. Lasciami riformulare una cosa detta prima—la mia più sincera gratitudine per l’incredibile generosità di Rikiga-san.”
“Sei piuttosto materiale.”
“Preferisco essere chiamato liberale. Ora, se non ti dispiace, sbuccio le patate.”
“Nezumi, abbiamo solo le tazze per bere.”
“Non potrei chiedere di meglio.”
“Berremo il vino dalle tazze del tè?”
“Ehi, non sei obbligato. Lo berrò tutto io se te non lo vuoi.”
“Aspetta e spera,” tagliò corto Shion. “Lo divideremo a metà, in modo equo.”
L’uno versò il vino all’altro, mentre mangiucchiavano del pane, del formaggio e le patate bollite. L’etichetta sulla bottiglia indicava che il vino proveniva dalle zone più ad ovest di No.3 e che era uno dei più costosi. Una delicata dolcezza prendeva presto il posto dell’odore aspro. Era delizioso.
Ben presto, i due avevano svuotato l’intera bottiglia.
“Reggi piuttosto bene l’alcol, mi pare.” disse Nezumi.
“Colpito?” sogghignò presuntuoso Shion con il volto arrossato.
“Colpito non direi, davvero, solo un po’ sorpreso. Non sapevo che bevessi.”
“Questa è la prima volta in vita mia.”
“…Cosa?”
“Questa è la prima volta in assoluto che bevo alcol. Non credevo che fosse così buono,” disse Shion pensieroso.
“Eh? Aspetta, Shion, ti senti bene? Hai appena bevuto mezza bottiglia di vino. Ormai dovresti essere un bel po’ ubriaco.”
“Mmmm, no, direi di no,” disse Shion, felice. “Mi fa sentire bene. E ora mi sento uno sciocco per essermi preoccupato così tanto su quelle piccole cose.”
“Quali piccole cose?”
“Uh, vediamo,” biascicò Shion, poi ridacchiò. “Non mi ricordo. Se non riesco a ricordarmene, non dovevano essere troppo importanti fin dal principio. Ha ha, brindiamo al non aver preoccupazioni! Brindiamo al vino!”
“Shion—sei decisamente ubriaco.”
“Sono ubriaco? Ho bevuto del vino, no? È ovvio che io sia ubriaco. O c’è una qualche legge che dice che non ho il permesso di essere ubriaco?” Shion si sporse così tanto in avanti che i loro nasi si stavano praticamente per toccare.
“Shion…ti prego dimmi che non attacchi briga con la gente quando sei ubriaco.”
“Attaccar briga con la gente? Quale gente? Tu?”
“Ci siamo solo noi due qui, oltre ai topi.”
Shion si alzò di scatto e mise una mano sul fianco.
“’Ci siamo solo noi due qui, oltre ai topi.’ Ha ha ha, com’era? Non è stata un’imitazione fantastica?”
“Imitazione di chi?”
“Te.”
“Neanche un po’.”
“Bugiardo! Sembravi proprio tu.” Shion puntò un dito contro Nezumi e disegnò un cerchio in aria. “Sai, credo che si sia risvegliato il mio talento nascosto: fare imitazioni. Magari sono un mimo prodigio. Sono un prodigio, per forza. I cieli mi hanno donato questo talento grandioso. ‘Ci siamo solo noi due qui, oltre ai topi.’ Ha ha, vedi! Sembro proprio te!”
“…è così divertente imitarmi?” disse Nezumi, esasperato.
“Lo è.” Shion si sedette di nuovo e portò il naso all’altezza di quello di Nezumi. “È incredibilmente divertente. Quando sono con te, è così bello fare nuove esperienze. A volte mi domando come mai sia così divertente stare con te.”
Nezumi  inclinò la testa di lato, piegando il mento e provando a sorridere in modo gentile, come una madre che la dà vinta al suo bambino. I muscoli intorno alle guance però erano irrigiditi e si rifiutarono di cooperare.
“Capisco. Beh, buon per te, no? Fantastico. Ma credi di esserti lasciato influenzare un po’ troppo dai cani di Inukashi. Siamo degli esseri umani, noi. Possiamo comunicare senza bisogno di sfregarci naso contro naso.”
“‘Siamo degli esseri umani, noi. Possiamo comunicare senza bisogno di sfregarci naso contro naso.’ Heh heh, com’era? Non sembravi tu? Ma shai, Nezumi, le persone non possono comunicare così facilmente come lo fai sembrare te. In confronto al numero di cose che comprendiamo, ci sono molte più cose che vorremmo riuscire a capi’e ma non riuscia’o. Cento cose—mill’ cose di più. È coshì che va il mond’.”
“Shion…stai cominciando a biascicare.”
“Ma va alla granne per i cani, ve’o? Tutto quello che devo’o fa’e è avvicina’e i nasi, fare sniff sniff per capirshi l’un l’altro. E si lec’ano l’un l’altro, anche.”
“Non azzardarti a leccarmi in faccia.”
“Tran’uillo. Potrei mordere, però,” disse Shion, allungando l’ultima sillaba in una canzoncina.
“Dacci un taglio, sei ubriaco. Sbrigati e vai a dormire. Non darmi la colpa se poi domani mattina ti svegli con i postumi della sbornia. Oltretutto, ti sei fermato un attimo a pensare a quanti anni hai? Hai sedici anni e non hai la più vaga idea di come bere…Shion? Oi, Shion, che succede?”
Shion gli si stava appoggiando pesantemente contro. Nezumi riusciva a sentire il suono del suo leggero respiro addormentato.
“Cavoli, mi prendi in giro?” farfugliò Nezumi. “Ehi, non addormentarti qui! Non ho intenzione di portarti fino a letto, eh.”
Nezumi spostò di un po’ il baricentro. Shion lo seguì a ruota ed entrambi crollarono sul pavimento. Il respiro di Shion non cambiò per nulla. Continuò, anzi, regolare e uniforme.
“Dio,” brontolò Nezumi. “Stai sveglio abbastanza a lungo da blaterale a tuo piacimento e poi ti spegni come una candela. Non potevi ubriacarti in modo più tipico di così.”
Cheep cheep cheep! Cravat guardò in alto, smettendo per un attimo di mordicchiare un pezzo di formaggio, e arricciò i baffi.
È proprio negato, sembrava volesse dire. Pareva quasi che avesse anche sospirato.
Nezumi non riuscì a trattenersi oltre. Scoppiò a ridere.
Continuò a ridere da solo, con Shion al suo fianco.

Si svegliò.
Sapeva che era l’alba perché l’aria nella stanza si era fatta ancora più fredda. Il freddo tendeva a peggiorare quando i cieli orientali cominciavano a rischiararsi. Era quella l’ora in cui il maggior numero di invalidi, anziani, bambini affamati e persone fisicamente deboli esalavano il loro ultimo respiro.
La morte scivolava nell’intervallo tra l’arrivo del mattino e il congedo della notte e portava via le persone. Nonostante tutto però, pensò Nezumi, l’aria ghiacciata e la malnutrizione sono serve della Morte molto più misericordiose. Molto, molto più misericordiose della spietata violenza.
La cicatrice sulla schiena pulsò.
Spietate—quelle fiamme ostili gli avevano bruciato la schiena proprio perché erano spietate. Avevano inghiottito la sua famiglia e trasformato ogni cosa in cenere.
Badump, badump. Il dolore implacabile avanzò lentamente, diffondendosi per tutta la schiena. Nezumi si alzò e cercò di respirare in modo regolare. Prese un lungo respiro di quell’aria gelata che invocava morte ed espirò. L’aria fresca che gli scivolò per le vie respiratorie era un chiaro segnale del suo essere vivo. Era vivo e caldo, e ciò era il motivo per cui riusciva a sentire quel freddo
Le persone vive sono calde. Gliel’aveva insegnato Shion. Shion gli aveva insegnato che vivere significava percepire il calore di un altro essere umano al suo fianco e passarsi quel calore l’un l’altro.
Nezumi si passò una mano tra i capelli, poi inspirò ed espirò profondamente un’altra volta. Per lui, vivere aveva avuto senso solo in prospettiva della vendetta e nient’altro. La sua stessa sopravvivenza, il fatto che fosse vivo, significava che avrebbe dovuto vendicarsi di No.6. Un giorno, un giorno non troppo lontano, avrebbe vissuto e sarebbe sopravvissuto per infliggere il colpo di grazia a No.6—quello era sempre stato il suo unico pensiero. Non gli importava di nient’altro. Il suo odio e il suo disprezzo per No.6 aumentavano soltanto, non diminuivano mai. Ma aveva esitato.
La vendetta era l’unica cosa presente nel suo cuore. Ma c’era un’altra cosa quasi totalmente diversa—una cosa che non era collegata affatto a No.6.
Nezumi non era riuscito a capire di cosa si trattasse.
Ecco perché esito. Esitava mentre si chiedeva che cosa ne sarebbe stato di lui quando avesse finalmente raggiunto il suo scopo—si sarebbe sentito completamente svuotato o sarebbe stato ancora pieno? Sarebbe persistito ancora un nucleo d’odio dentro di lui? Non lo sapeva.
Se tentennava, rimuginava. Pensare troppo creava un’apertura vulnerabile dentro di lui.
Nezumi allungò una mano dietro di sé e si toccò la schiena. Le pulsazioni si erano calmate considerevolmente. Presto, sarebbero sparite del tutto.
“Mm…”
Shion si girò. La notte prima, Nezumi lo aveva trascinato a letto e Shion aveva continuato a dormire senza emettere un suono, tranne che per il suo respiro.
“È così—” mormorò al viso addormentato di Shion. “Così difficile prendersi cura di te, così impegnativo…sei davvero senza speranza.”
Shion si girò di nuovo. Le palpebre tremarono e  si aprirono lentamente. Non c’erano fonti di luce, salva quella delle braci morenti nella stufa. Nella quasi più totale oscurità, Nezumi riusciva a vedere la linea chiara del profilo di Shion e dei suoi capelli.
“Nezumi…hai detto qualcosa?”
Nonostante il fatto che si fosse appena svegliato e che erano immersi nell’oscurità, l’attenzione di Shion si focalizzò subito su Nezumi e le orecchie percepirono immediatamente le sue parole.
“Le stavo porgendo i miei omaggi mattutini. Buongiorno, sua Maestà. Come si sente stamane?—una cosa di questo tipo.”
“Non mi sento…troppo male.”
“Oh. Niente postumi della sbornia? Sembra proprio che tra te e l’alcol ci sia del feeling. Se non stai attento, finirai come quel vecchio. Non dire che non ti avevo avvertito.”
“Non puoi avere i postumi se bevi solo il vino. È a base di frutta, quindi non è pesante per il corpo.”
“Davvero?”
“Sì. Mi sembra di aver letto qualcosa del genere da qualche parte…o forse me lo sto immaginando.”
“Non sei molto affidabile, eh?”
“Infatti non lo sono. Sono proprio il contrario—finalmente sto iniziando a rendermene conto.”
“Quindi stai imparando a capirti. Congratulazioni,” lo prese in giro Nezumi senza volerlo.
Shion indagava sempre se stesso accuratamente, diligentemente e continuamente. Cercava sempre di avere una visione d’insieme di ciò che si trovava dentro di lui.
E ciò era meritevole di rispetto e lodi, no?
Nezumi sapeva nel profondo delle ossa quanto fosse difficile non scappare da se stessi. Provava persino una specie di timore reverenziale per quel ragazzo senza speranza, così difficile da tenere a bada e da accudire.
Shion si mise a sedere e lasciò vagare lo sguardo nell’aria.
“Nezumi.”
“Mh?”
“Credi che sia sempre pacifico sott’acqua?”
“Cos-?”
“Sott’acqua. Per esempio in mare, o in un fiume, o in un lago…c’è sempre pace e tranquillità nell’acqua?”
“Di cosa stai parlando? Hai sognato qualcosa?”
“Sì. È stato il sogno più vivido che ho fatto da un po’ di tempo a questa parte. Mi domando se sia stato a causa del vino.”
“Era un sogno dalle tinte rosso vinaccia?”
“No…Stavo nuotando sott’acqua, lungo il fondale. Riuscivo a respirare tranquillamente. Continuavo a nuotare ancora e ancora.” Shion cambiò posizione ed emise un breve sospiro.
“E poi?”
“E poi niente. Nuotavo e basta. Era tutto così tranquillo e bello e mi sentivo così felice. Sembrava un luogo così pacifico, senza lotte o aggressioni…”
“Impossibile.” Nezumi sorrise debolmente nell’oscurità. Ingenuo come al solito, eh? “Ovviamente ci sono lotte anche sui fondali marini. È un mondo simile a quello terrestre, dove il pesce più grande mangia quello più piccolo. Credevo ti fossi specializzato in ecologia.”
Dovevo specializzarmi in ecologia.”
“Come vuoi, non importa.  Credevo che l’ecologia fosse la scienza che studiasse le interazioni tra gli organismi e il loro ambiente. Non hai studiato che l’atto predatorio esiste anche sott’acqua?”
Shion scosse la testa. “Questo lo so. Non sto dicendo che in acqua ci sia il Paradiso. Semplicemente, che siccome non ci sono esseri umani…”
“Sentiamo.”
“Beh, che quindi non ci sono lotte inutili. Non ci sono omicidi per il piacere esclusivo di uccidere e nessun altro tipo di assassinio gratuito.”
“Stavi pensando a queste cose mentre nuotavi?”
“Sì. Era così…bello. Il fondale era sabbioso e si estendeva ancora e ancora. C’erano pietre dai colori di giada qua e là sulla sabbia e ogni tanto brillavano, anche se non so come fosse possibile. Allungavo la mano per prenderne una, ma alla fine cambiavo idea.”
“Perché?”
“La pietra era così bella, avevo quasi paura di toccarla. Mi sembrava che se l’avessi toccata, il mondo si sarebbe sgretolato davanti ai miei occhi.”
“Non sapevo che fossi un tale romantico,” commentò Nezumi. “Sembri una fanciulla vergognosa.”
Shion si contorse. “Sì, sono un po’ in imbarazzo a dire il vero. Ma non ci posso fare niente, no? Mi sentivo così. Ma ora me ne pento. Se avessi saputo che mi sarei dovuto svegliare comunque, allora tanto valeva raccoglierne almeno una.”
Nezumi scoppiò quasi a ridere, di nuovo. Si domandò se non stava per caso perdendo l’abilità di frenare le proprie emozioni.
“Dovresti tornare a dormire,” disse. “Forse riuscirai a tornare in quel sogno. Allora potrai raccogliere tutte le rocce o le monete che il tuo cuore desidera.”
“Suppongo di sì. Ehi, Nezumi.”
“Mh?”
“Abbiamo nuotato quando siamo fuggiti da No.6, no? Eppure quella volta, ero talmente concentrato sul nuotare veloce che non ho avuto nemmeno il tempo di fermarmi e percepire.”
“Stavamo nuotando nelle acque di scolo. È totalmente diverso dal luogo che hai sognato tu.”
“Ma…è anche vero che...ho visto tante cose meravigliose…qui nel West Block…”
Nezumi poté sentire l’altro ragazzo scivolare nel sonno e i suoi respiri leggeri. Riusciva a sentire il calore di Shion. Si sentiva come se quel calore fosse tutto ciò di cui aveva bisogno per superare quei gelidi giorni invernali.
Cosa mi metto a pensare? È assurdo. Quelli che non riescono a vivere da soli, quelli che non riescono ad affrontare il loro destino con le proprie forze, non hanno possibilità di sopravvivenza. Le cose andavano così nel West Block.
Non ho bisogno di alcun calore.
Nezumi si alzò e si riempì una tazza con dell’acqua dalle loro scorte. La vuotò in un sol sorso. L’acqua fredda gli scivolò giù fino allo stomaco. Shion mormorò qualcosa di incomprensibile.

“Sei riuscito a raccoglierne una?” gli chiese Nezumi.  Non ci fu risposta. Solo l’intenso lamento del vento risuonava nell’aria.



Le tazzE, LE TAZZE! e-ehm-- Nezumi e Shion - Official Anime Art

1 commento:

  1. Adoro la Asano e No° 6 mi suscita un sascco di emozioni, specie Nezumi.
    L'anime mi è piaciuto abbastanza, specie per la bellissima voce di Nezumi!
    Certo, devo dire che non ho una gran passione per Shion che sembra un po' schizofrenico!
    Vabbè.
    Grazie per averlo tradotto; non vedo l'ora di leggere la seconda parte!

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