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Listening to: I Wanna be Yours - Arctic Monkeys
Aloha!
Ho un mucchio di scuse pronte per giustificare la mia assenza, ma non starò qui ad annoiarvi, perché in realtà non ha molta importanza e io non ho voglia di lamentarmi e passare per attention wh0re, hey hey hey. Quiiiindi--
Ecco l'ultima parte dell'ultimo capitolo di No.6 - Beyond. Sto un po' male. Sto un po' male perché non ci saranno più storie nuove su di loro (probabilmente), su Nezumi e su Shion, su No.6 e Inukashi e i cani e Karan, Rikiga, i topini eeee---ripeto: sto male. Mi mancheranno tantissimo, ma saranno sempre nel mio cuoricino, pronti a procurarmi tanto dolore e gioia.
Comunque...Ci eravamo lasciati con Nezumi immerso in una sorgente d'acqua, in un luogo imprecisato lontano da No.6. Durante quel bagno improvvisato, ripensa a Shion ubriaco (!!!) e al sogno fatto dallo stesso sotto l'effetto di droghe pesanti probabilmente troppo vino.
Leggete questo capitolo attentamente. A me è piaciuto parecchio (e quando mai non mi piace qualcosa su No.6 scritto dall'Asano?), ma in questa parte in particolare ho avuto modo di studiare moltissimo Nezumi e la sua personalità. Sarà che è passato tantissimo tempo tra la prima lettura e la traduzione di queste 9 pagine di word, sarà che me le sono scritte prima a mano su carta e poi a computer e quindi ci ho passato su più tempo rispetto agli altri capitoli... ma qualunque sia la ragione, ho trovato Nezumi e i suoi conflitti interiori ancora più veri e più falsi al tempo stesso. Mi spiego: veri perché finalmente ha accettato se stesso e il segno che Shion ha lasciato nella sua anima, ma anche falsi perché ancora lui, nonostante tutte le vicende affrontate al fianco di Shion, non vuole essere totalmente sincero con se stesso. Ma forse sono io che la vedo così, idk.
Anyway, leggete e capirete. O forse è una cosa che ho colto solo io, help, datemi conferma-
Capitolo 4 - parte 1;
Le alghe ondeggiarono improvvisamente. Non erano più i
movimenti placidi di poco prima; ora, erano scosse come un alberello dal tronco
sottile nel bel mezzo di una raffica di vento.
Era un movimento inquietante.
Un pesce argenteo guizzò fuori dal groviglio di alghe e
si lanciò oltre la visuale di Nezumi. Non era stato che un istante—eppure
Nezumi era riuscito a vedere chiaramente il pesce ingoiarne uno più piccolo.
Predatore e preda. Colui che mangia e colui che viene mangiato.
Quell'interferenza all'ambiente fu breve e poco dopo il
groviglio di alghe tornò al suo stato normale, il pesce ricominciò a nuotare
come se nulla fosse successo.
Nezumi trovò una pietra blu sul fondale. La raccolse
senza esitazione. La pietra non riluceva né poteva definirsi bella. Si trattava
solo di un sasso dalla forma insolita, deforme.
Dell'aria gli sfuggì dalle labbra e formò una colonna di
bolle. All'improvviso, si ritrovò incapace di respirare. A meno che quello
fosse una sottospecie di sogno, sapeva che era impossibile per un umano come
lui restare sott'acqua troppo a lungo.
Nezumi fece ampie bracciate nell’acqua e si slanciò verso
la superficie.
Evidentemente il sole era tornato a splendere, dato che
la superficie dell'acqua brillava di un bianco abbagliante. Un'ombra scura
sporgeva diagonalmente sulla distesa d'acqua. Era l'ombra di un albero
spezzato. Un albero morente era piegato fin dalle radici ed era finito per metà
in acqua. Nezumi afferrò un ramo e si tirò su. L'acqua gli scivolò dietro le
orecchie e i capelli aderirono al collo e alle spalle. Ora poteva esalare un
profondo sospiro. Si riempì i polmoni d'aria.
L'albero caduto era ancora parzialmente connesso alle
radici e forse, per questo motivo, le foglie erano rigogliose e i rami
crescevano in tutte le direzioni senza mostrare segno di appassimento. Nezumi
si aggrappò con una mano al tronco e prese un altro profondo respiro. Non
pensava che un albero di quelle dimensioni potesse crescere in quel luogo.
Quell’oasi insignificante in realtà nascondeva molti ad una più attenta
osservazione.
Vide qualcosa muoversi con la coda dell'occhio,
all'incirca nel posto in cui aveva lasciato i vestiti e i suoi altri effetti
personali. Sembrava essere una persona.
Screek, screek!
Scritch, scritch, scritch!
Gli squittii dei topini si fecero più striduli. Stavano
mostrando i dentini in apprensione, rivolti verso l'ombra sospetta vicino a
loro.
"Ahi! Smettetela! Ahia!" urlò una voce.
Apparteneva ad un uomo. "Gesù, ma che diavolo sono questi esserini? Andate
via! Avanti, smettetela! Basta mordermi! Dannazione, vi arrostirò sul fuoco e
vi mangerò. Ah, il mio lobo!"
Sembrava proprio che i topini si fossero lanciati
all'attacco. Le urla dell'uomo si fecero più acute.
“Ahi, ahia! Dannazione, bastardi!”
L’uomo cercò di scappare, lasciando dietro di sé una scia
di imprecazioni. Agitò le braccia tutt’intorno, per cercare di scrollarsi di
dosso i topi. La sua mano stringeva la borsa di Nezumi.
Nezumi si alzò sul tronco dell’albero caduto e strinse
una roccia in una mano.
“Ehi, ladro.”
L’uomo trasalì e si voltò. Nezumi scagliò la pietra ditta
verso la sua faccia. Allo stesso tempo, si rituffò in acqua. Nuotò fino alla
riva.
L’uomo era riverso su se stesso tra l’erba, coprendosi il
volto con entrambe le mani. Del sangue gocciolava dagli spazi tra le dita.
Hamlet e Cravat saltarono sulla spalla di Nezumi, mentre si rivestiva
rapidamente.
I topini squittivano a gran voce come se stessero facendo
un discorso appassionato.
"Ok, ok, ve lo concedo. Avete fatto un ottimo
lavoro." Nezumi li accarezzò entrambi sulla testa con un dito. Poi Cravat
si lanciò nella tasca del suo giubbino e Hamlet si nascose tra i capelli umidi.
"Ugh...che male! I miei occhi...sono cieco,
aiutami!" L'uomo allungò la mano insanguinata nell'aria, ma non riuscì ad
afferrare nulla.
"Ho mirato al centro esatto della fronte e, sai, ho
un’ottima mira. Non ho mai mancato il bersaglio, nemmeno una volta. Diciamo che
con te ci sono andato piano."
L'uomo alzò lo sguardo verso Nezumi, una mano ancora
sulla fronte. "Ci sei andato piano?" disse, incredulo.
"Certamente. Avrei potuto piantarti quella pietra
dritta nella fronte. Ho mostrato compassione per un ladro. Dovresti essermene
grato."
L'uomo abbassò la mano. Il sangue continuava a
fuoriuscire dal centro della fronte, scorrendogli sul volto.
"E tu questo lo chiami andarci piano?"
"Mi sembra ovvio. Nessun danno al cranio né al
cervello. Ti si è staccata solo un po' di pelle. È quasi una punizione fin
troppo clemente per un ladro."
"Beh, grazie," disse l'uomo con tono
sarcastico. "Andrò a fare una risonanza in ospedale. Ah, cavoli, che male!
Pulsa da matti!" grugnì, mentre si lavava la faccia.
Poi estrasse una schiera di bottiglie dalle forme più
varie dalla borsa di tela che portava in spalla.
All'interno delle bottiglie c'erano liquidi di ogni
colore. L'uomo mischiò sapientemente alcuni dei liquidi fino a produrre una
soluzione dal color lilla, leggermente viscosa, con la quale imbevve un panno,
che poi applicò sulla ferita.
"Mh, così dovrebbe andare. La ferita dovrebbe
richiudersi entro domani mattina."
Poi si legò il tessuto intorno alla fronte e digrignò i
denti in un sorriso. Era abbronzato, profonde rughe gli solcavano la pelle
intorno agli occhi e alla bocca. C'erano parecchie ciocche bianche in quel
cespuglio disordinato di capelli che aveva. Eppure la voce e la scintilla che
aveva negli occhi erano vivaci—giovanili, persino.
La sua età era un mistero. Era difficile dire se fosse
giovane o anziano, ma restava il fatto che era un ladro.
"Ma lascia che ti dica una cosa, giovanotto—"
Una volta riposte le bottiglie nella borsa, si voltò verso Nezumi e iniziò a
parlargli con un sorriso. Il tono che usò era quello di un insegnante che
impartisce un'importante lezione al suo allievo sui principi della conoscenza
più elevata. "Ora che ti vedo da vicino, noto che sei un bel tipo. Sei di
una tal bellezza che sarebbe meglio non nuotassi nudo in un posto come questo.
È pericoloso qui—è un terreno fertile di vagabondi e delinquenti. Nuotare in
questi luoghi senza curarti di coprire quel corpo—beh, sei un dolce agnellino
che se ne va a spasso tra un branco di lupi. Pridenza è quello che ti serve,
ragazzo, prudenza."
"Grazie, non me l'aspettavo proprio di venire
ripreso da un ladro. Bello sapere che non ti senti minimamente in colpa per ciò
che hai fatto, vecchio."
"Vecchio? Stai dando del vecchio proprio a
me?!"
"Beh, di certo non sto parlando di me stesso, ti
pare? Non sono né un vecchio né un ladro io."
L'uomo sbatté le palpebre. Due, tre, quattro volte.
Quando smise di battere le palpebre, scoppiò in una risata fragorosa.
"Ahahah! Che ridere! Ahahahah, buona questa! Hai
proprio un bel caratterino per la faccia che ti ritrovi. Ahahah! Ah, sei un
tipo interessante!" rise. "Aha--"
La risata dell'uomo cessò. Nezumi gli teneva premuta una
lama contro la gola.
"Che voce irritante che hai," sibilò Nezumi.
"Perché non taci per un po'—anzi, per sempre?" sussurrò all'orecchio
dell'uomo, da dietro. Nezumi sapeva bene
quanto terrore quel sussurro instillasse nelle persone alle quali puntava il
coltello. Sapeva anche quanto questa paura fosse efficacie nel rendere inerme
la vittima.
L'uomo rabbrividì.
"Ah...no, d-dai, aspetta un attimo. Non c'è bisogno
di utilizzare un coltello per farmi tacere. Davvero, sono enormemente
dispiaciuto. Ti chiedo scusa se ti ho offeso. Mi dispiace."
Nezumi ritirò e rinfoderò il coltello. L'uomo si tastò la
gola con le mani e si morse le labbra. Un lungo sospiro sibilò tra di esse.
"Mio dio, impaziente, eh, nonostante l'aspetto?!
Credevo che avessi delle maniere un po' più eleganti."
"Risparmio le buone maniere e la grazia per persone
che sono anch'esse eleganti. Tu sei un ladro. Hai cercato di fuggire con le
cose di un estraneo. Credo che meriteresti più un bel taglio alla giugulare
piuttosto che le buone maniere."
"Hai mai ucciso prima?" L'uomo guardò Nezumi da
sotto le sopracciglia. "Hai mai ucciso un uomo con quel pugnale,
giovanotto?"
"Non ho l'obbligo di rispondere ad un ladro."
"No, non fraintendermi. Non stavo cercando di rubare
le tue cose."
Nezumi abbassò lo sguardo su di lui, senza mostrare
alcuna espressione.
"Davvero," insistette l'uomo. "Credimi.
Ecco, una prova."
L'uomo frugò con la mano nella borsa di tessuto e iniziò
a tirare fuori un oggetto dopo l'altro. C'erano diversi fiale di medicinali,
una borsa piena di salumi, un grosso pezzo di formaggio, del sale e un piccolo
borsellino. L'uomo aprì il sacchetto e lo porse a Nezumi. Era pieno fino a scoppiare
di monete d'oro.
"Vedi? Scusa se te lo dico, ma sono leggermente più
benestante di te. Non ho motivo di rubare le tue cose. Spero che ora ti sia
chiaro."
"Non mi è chiaro un bel niente." Nezumi sollevò
solo la spalla destra. "Non mi importa quanto tu sia ben fornito. Hai
cercato comunque di andartene con la mia roba. Questi sono fatti oggettivi. Si
tratta di furto e non c'è un altro modo per chiamarlo."
"Immagino che non ci sia nulla da fare se questo è
ciò che pensi di me. Quindi questa ferita,"—l'uomo si toccò leggermente la
fronte—"è la mia punizione e il mio marchio di Caino1. Ho già
sofferto le pene dell'inferno, oltre alla ferita in fronte e il venir morso da
dei topi. Non puoi accontentarti di questo e ammettere che ho già pagato il mio
debito?"
"Terribilmente in tuo favore, questa interpretazione
dei fatti, non trovi?" Nezumi si mise la borsa in spalla e sorrise
vagamente. All'improvviso tutto sembrò sciocco e senza importanza. Il sole
sarebbe tramontato di lì a poco. Doveva trovare un posto sicuro per dormire
quella notte. Non c'era più tempo da sprecare con quel ladro dalla lingua
lunga.
"Oh, te ne vai di già?" L'uomo si alzò. Era
asciutto e alto. Coperto dalla testa ai piedi da un abito bianco e ruvido,
indossava dei sandali di cuoio sporchi.
"Ci puoi scommettere. Preferisco non restare a
chiacchierare con un ladro."
"Ti ripeto che non sono un ladro. Volevo solo
accertarmi di una cosa."
"Accertarti di una cosa?"
"Sì, verificare da dove provenissi."
"E cosa ne faresti di un'informazione del genere?"
L'uomo si raddrizzò. "No, solo che pensavo...che tu
potessi essere di No.6. Ma era solo un'idea."
No.6.
Non si aspettava di sentire quel nome proprio lì.
No.6.
La città artificiale che alcuni consideravano un'utopia,
che si supponeva dovesse essere la personificazione dell'intelletto e delle
speranze della razza umana, si era presto trasformata in un mostro imponente.
La città era capitolata come se avesse ceduto al peso della sua stessa
bruttezza raccapricciante.
Nezumi, aspetterò qui per te. Continuerò ad
aspettarti.
La voce di Shion riecheggiò nelle sue orecchie, nel
profondo.
"Ah-ha, ho capito. Quindi tu vieni davvero da
quella città." L'uomo balzò in piedi e tentò di afferrare il braccio di
Nezumi.
"Non toccarmi." Nezumi colpì la mano protesa
verso di lui. Non aveva intenzione di farlo con così tanta forza, eppure l'uomo
barcollò all’indietro e immerse un piede nell'acqua.
"Non c'è bisogno di essere così ostili," disse.
"È solo che se tu sei veramente di No.6, ci sono un mucchio di cose
che vorrei chiederti."
"E io ho non ho proprio nulla da raccontarti. Non
sono un cittadino di No.6."
"Ma sai qualcosa. È vero che la città è andata
distrutta?" L'espressione dell'uomo mostrò un'evidente tensione. L'angolo
degli occhi era rivolto verso l'alto e le pupille si erano contratte di un po’.
"Ne sento di tutti i colori in giro, ma nessuno conosce la verità. E io
credo che invece tu la sappia. Ho visto delle razioni di cibo sottovuoto e un
generatore elettrico a LED ultraleggero nelle tua borsa. Vengono da No.6, vero?
Non riesco a pensare ad un altro luogo in cui potresti averli presi."
Il giorno della partenza di Nezumi, Karan e Shion avevano
impacchettato ogni tipo di cose nella borsa di Nezumi, Karan con lo sguardo di
una madre che deve lasciare andare un figlio e Shion in stolido silenzio.
Ci stiamo davvero per dire addio.
Nezumi aveva
finalmente sentito sulla pelle ciò che davvero significava separarsi mentre
guardava il profilo di Shion, le labbra del ragazzo increspate in una linea
rigida, scontrosa.
Domani me ne andrò. Shion resterà e io me ne andrò.
Le loro vite,
connesse quasi miracolosamente quattro anni prima, ora si stavano separando e
andando su due sentieri diversi. Nezumi e Shion avevano vissuto insieme per
meno di sei mesi. Era stato un periodo di tempo davvero breve, comparato ai
giorni che aveva passato da soli fino ad allora e ai giorni che probabilmente
sarebbero seguiti. Era stato un breve ma intenso periodo.
Ci sarà mai un altro periodo in futuro più intenso e
nitido di quello che ho passato con lui?
Nezumi scosse la
testa. No.6 era caduta. Aveva portato a termine quello che si era preposto di
fare.
Va bene così.
Shion era un
elemento del passato. Anche se sarebbe rimasto nei ricordi di Nezumi, anche se
non sarebbe mai stato cancellato, non aveva più nulla a che vedere con il
presente di Nezumi.
Doveva tracciare
una linea. Se non l’avesse fatto, non sarebbe stato in grado di andare oltre.
Se fosse rimasto intrappolato nel passato, non sarebbe stato in grado di vivere
il presente.
Ne aveva avuto
abbastanza. Abbastanza di trascinarsi
dietro il passato e di sostenere il suo peso. Voleva di più.
“Avanti, non ti
va di rispondermi?” Nella voce dell’uomo si fece largo un tono di supplica. “Ho
sentito dei pettegolezzi. Molti pettegolezzi. Ho sentito che No.6 è caduta, ma
ho anche sentito che è solo una bugia e che la città è ancora lì, ancora viva.
Non riesco a capire quale delle due storie sia vera e quale falsa.”
“Puoi sempre
andare a scoprirlo con i tuoi stessi occhi.”
L’uomo abbassò
la testa e lasciò che un suono gutturale gli sfuggisse dalla gola.
“…Ma No.6 è una
terra così distante.”
“È solo a sei
mesi di cammino da qui. È piuttosto vicina.”
“Metà anno…solo
a pensarci mi viene da svenite.” L’uomo emise un sospiro talmente lungo che il
suo corpo sembrò rimpicciolire di una taglia.
“Non sei un
nomade anche tu, vecchio? Non dirmi che ti sei sistemato nel bel mezzo di
questa terra selvaggia?”
Le labbra
dell’uomo si curvarono, lasciando intravedere una parte dei denti, che erano
sorprendentemente bianchi. Il suo tono e la sua voce avevano abbandonato del
tutto la drammaticità di poco prima.
“Oh, non ne
sarei così sorpreso se fossi in te. È un luogo molto più accogliente di quanto
pensi.”
La terra era per
la maggior parte inabitabile per lunghi periodi dagli umani, fatta eccezione
per le sei città e le zone nei dintorni—così si diceva da molti anni.
La gente aveva
costruito le sei grandi città tenendo conto del luogo giusto, della terra più
fertile e delle migliori condizioni di sopravvivenza possibili. Coloro che non
potevano entrarvi, non avevano altra scelta se non quella di morire o di
aggrapparsi disperatamente alle loro vite, abbarbicandosi ai margini delle
città.
Ma dopo aver
girovagato nelle lande disabitate, Nezumi si era reso conto che non tutte
quelle terre erano invivibili al punto da inibire una qualsiasi possibilità di
sopravvivenza. C’erano più oasi, più vegetazione di quando ricordasse di aver
visto ai tempi del suo girovagare con l’anziana donna; c’erano persino più
fiumi, più campi erbosi e zone paludose.
Sembrava che
l’ambiente si stesse riprendendo improvvisamente e rapidamente, anche se Nezumi
non era sicuro se quel miglioramento fosse opera della terra stessa che stava
dispiegando le sue forze interne o se si trattasse solo di qualcosa di
temporaneo. Nezumi si rendeva conto che nessuno era in grado di determinarlo.
Ma di una cosa
era sicuro: sia la terra che la razza umana stavano resistendo.
Gli uomini si
stavano riorganizzando vicino ai grandi corsi d’acqua e stavano iniziando a
costruire piccoli insediamenti. Irrigavano e aravano i campi, piantavano i
semi, si prendevano cura del bestiame, cominciavano ad avere bambini, cercando
di crescerli.
Nonostante si
scontrassero con condizioni estremamente dure, stavano dando una forma nuova
alle loro vite, lontane e separate dalle sei grandi città.
Shion, il mondo sta cambiando. Si muove e cambia
sempre forma. Se ne sono accorti i tuoi occhi di questo cambiamento? E le tue
orecchie, l’hanno sentito il suono del cambiamento, i suoi movimenti nel ventre
della terra?
Parlò
mentalmente a Shion, che probabilmente si trovava ancora nel mezzo di una
difficile battaglia all’interno della neonata città.
“Oh, capisco.
Che ne dici se la mettiamo così: perché non ti fermi a casa mia stanotte, giovanotto?
Ti offro un posto letto per passare la notte, per scusarmi della mia
maleducazione. Ti siederai con me e mi racconterai la tua storia, ti va? È una
casa minuscola, ma ha un letto e un bagno. Ed è piuttosto ben fornita per
quanto riguarda i servizi."
"Declino
l'offerta."
"Perché? Si
tratta pur sempre di un letto e di un bagno caldo."
"Potresti
offrirmi anche una vasca in marmo e rifiuterei comunque. Non voglio mettere
nemmeno piede nell'abitazione di un ladro."
"Come ho
già detto, non sono un ladro. Sono un ricerc--" l'uomo chiuse di scatto la
bocca. Nezumi riuscì allora a sentire chiaramente il suono degli zoccoli di un
cavallo e di passi umani. Ed effettivamente c'erano alcuni uomini e cavalli.
L'aria di riempì improvvisamente dell'odore che avevano i cattivi presagi.
"Oh, no. Mi
hanno seguito." Il colore si ritirò dal volto dell'uomo. In un tentativo
di fuga, inciampò nei suoi stessi piedi e atterrò sul sedere.
"Laggiù,
riesco a vederlo! È laggiù!"
Tre uomini si
stavano avvicinando, arrancando tra gli arbusti. Tutti e tre erano di una
stazza enorme. Uno aveva la pelle abbronzata, gli altri due avevano una
carnagione chiarissima, fatta eccezione per un tocco rosato sulle guance.
"Ti abbiamo
trovato, imbroglione! Non credere di uscirne vivo." L'uomo più scuro alzò
il braccio enorme. L’aggressività che emanava, pari a quella di un animale, era
opprimente.
"Che
diavolo di elisir ci hai dato?" ruggì. "È solo acqua colorata.
Smettila di prenderci per il culo."
"Ammazzalo!"
"Fallo
fuori!"
I due uomini dalla
pelle chiara urlarono all'unisono. Uno di loro aveva i capelli grigi raccolti
in una coda di cavallo, mentre l'altro era completamente rasato.
"Ci hai
fregato i soldi. Non credo dispiacerà a nessuno se ti capita di morire."
"A-Aspettate!
Aspettato un secondo! Mi avete frainteso. Quella medicina è davvero un elisir.
D-Dovete aver sbagliato qualcosa durante la preparazione."
"Taci! Hai
ancora le palle di mentire, eh?" tuonò uno di loro.
"Tagliagli
le guance e strappagli la lingua, così non parlerà più! Già che ci sei,
rompigli anche uno o due denti!"
"Aah!"
urlò l'uomo. "V-Vi prego, calmiamoci e parliamone senza ricorrere alla
violenza. Vi restituisco i soldi!"
"I
soldi?" ghignò l'uomo dalla pelle bronzea. Aveva una faccia adatta ad
interpretare uno di quei cattivi delle pièce teatrali. "Mi sembra ovvio
che tu ce li ridia. Me li riprenderò con calma una volta che ti avrò fatto
fuori."
"Aaah,
aiuto! A-Aiutami, ragazzo! Aiutami!" l'uomo lo guardò con occhi supplici.
"Mh? E tu
chi saresti? Sei amico di questo furfante?" Gli occhi dell'uomo con la
coda di cavallo lampeggiarono mentre fissava Nezumi.
"Figurati.
Stavo solo passando di qui. Ci si vede." Nezumi si voltò per andarsene.
L'ultima cosa che voleva era rimanere coinvolto in una zuffa, ancora meno in una
disputa che aveva a che fare con un ladro.
"A-Aspetta!
Ti prego, non abbandonarmi!"
"Taci!"
Sentì dietro di
lui il suono sordo di carne che colpisce altra carne. Sentì qualcuno collassare
a terra.
"F-Fermi...aiutami,
ti prego."
"Un
truffatore come te dovrebbe accettare in silenzio la punizione per i suoi
crimini, Shion."
I piedi di
Nezumi si fermarono.
"Hai detto
Shion?" si voltò.
L'uomo strisciò
verso di lui, sanguinando da un angolo della bocca. Si aggrappò a Nezumi,
supplicandolo di aiutarlo ancora e ancora.
"Il tuo
nome è...Shion?"
"È-È così
che mi faccio chiamare, ma..."
"Non è il
tuo vero nome."
"È il nome
di mio figlio. È un bimbo adorabile, come l’Aster2."
"Il nome di
tuo figlio?"
No, potrebbe essere che...?
"Ehi,
ragazzino." L'uomo con la coda si diresse a grandi falcate verso di lui.
"Se sei solo un passante, ti conviene consegnarci quell'uomo e sparire,
altrimenti—"
"Altrimenti
cosa?"
Coda di Cavallo3a
schioccò le dita mentre la sua faccia si storceva in un ghigno.
"Altrimenti
ti ritroverai sotterrato nel deserto insieme a lui."
"Oh, credo
che dovrò rifiutare l'invito, se non le dispiace. Non amo molto
sporcarmi."
"Ehi,
ragazzino." L'uomo dalla carnagione scura storse la faccia nello stesso
tipo di ghigno volgare. "In realtà sei piuttosto carino da vicino. Sarebbe
un peccato ficcarti sotto terra. Perché non vieni con noi? Ce la spasseremo,
vedrai."
"Cosa, non
dirmi che non ti sei reso conto della mia bellezza finché non mi sei venuto
vicino? Mi rendo conto solo ora che non ti è stata donata nemmeno una bella
vista, oltre ad un bell'aspetto."
"Che
diavolo hai detto?"
Nezumi appoggiò
la borsa a terra e si lasciò sfuggire un piccolo sospiro. Alla fine ci
risiamo. Shion, il tuo nome mi ficca sempre in qualche guaio. Spero che tu te
be renda conto.
"Cerchi
rogne, eh, piccolo bastardo?"
"Avrei
preferito evitare."
"Hah, beh,
va bene così. Ti picchieremo un po' fino a che non chiuderai quella bocca. Dopo
che ci saremo sbarazzati dell’imbroglione, avremo tutto il tempo di divertirci
con te."
"Non
colpirmi la faccia, però. È lei che mi fa guadagnare."
"Lo so. Heh
heh, ci siamo trovati un bel bottino." L'uomo abbronzato si leccò le
labbra. Poi strinse i pugni e si lanciò in avanti. I suoi movimenti erano
esperti e sciolti, come quelli di uno abituato alla violenza e ai
combattimenti.
Nezumi
indietreggiò di un passo e fischiò. Hamlet uscì dai suoi capelli e si lanciò
dritto su quella brutta faccia scura.
"Aaargh!
Che cos'è?!"
Prima che l'uomo
potesse afferrare Hamlet, Nezumi affondò il ginocchio nello stomaco dell'uomo.
Il suo corpo enorme cadde a terra senza emettere un suono. Nezumi saltò il
corpo privo di sensi e si diresse direttamente verso l'uomo con la coda.
“B-bastardo—”
Coda di Cavallo si slanciò contro di lui, con gli occhi
fuori dalle orbite. Nezumi si era già fatto un’idea del tempismo col quale
doveva contrattaccare. Schivò il colpo, scivolò vicino all’uomo e conficcò il
lato della mano contro la gola dell’uomo. Coda di Cavallo si piegò all’indietro
prima di collassare sulla schiena. Anche lui non riuscì a emettere alcun suono.
“Oh, l’hai fatta grossa—” Il Rasato3b, il solo
rimasto, estrasse un pugnale. “Ora ti faccio fuori.”
I movimenti del Rasato erano leggermente meno sciolti di
quelli degli altri due. Nezumi ruotò così da posizionarsi dietro di lui e portò
il braccio intorno al collo dell’uomo, stringendo la morsa.
Il pugnale cadde ai suoi piedi. Nezumi lo calciò verso la
sorgente. Un attimo dopo, si sentì il rumore del coltello che cadeva
nell’acqua.
“Non basta
semplicemente agitare in giro un coltello per riuscire a ferire, sai? Ti
consiglio di allentarti un po’ di più.” Nezumi strinse ancor più la presa. Le
forze abbandonarono il corpo dell’uomo rasato. Quando Nezumi sciolse il
braccio, l’uomo cadde in ginocchio con un verso strozzato.
Hamlet corse sulla spalla di Nezumi e squittì
silenziosamente.
Sentì un applauso.
“Meraviglioso. Mi sembrava di guardare un’esibizione
teatrale. Fantastico. Assolutamente mozzafiato. Hai fatto proprio un bel
lavoro. Ehi, cosa stai—”
Nezumi strappò il sacchetto con le monete d’oro dalla
borsa dell’uomo e la piazzò nelle mani dell’Abbronzato3c.
L’uomo dalla pelle scura gemette debolmente e alzò la
testa senza energie.
“Chiedo venia. Potreste accettare il denaro come scusa
per quello che ha fatto e dimenticare l’accaduto? Per favore?”
L’Abbronzato sbatté le palpebre. Sembrò che stesse
annuendo debolmente.
“E-Ehi! È fin troppo. Quelli sono i miei soldi!”
“Non ci saranno rancori in questo modo. O preferisci
essere seguito ovunque da questi tizi? Lasciati dire che sono delle persone
tenaci.”
L’uomo alzò le spalle e riprese ad applaudire.
“Capisco. Comunque, hai davvero fatto un ottimo lavoro
nello sbarazzarti di loro. Sono sbalordito.”
“Eri un cittadino di No.6?”
Le mani dell’uomo si bloccarono. Senza il suono delle
mani che battevano e di quei discorsi inutili, il silenzio sembrò riecheggiare
nelle orecchie di Nezumi.
“Rispondimi. Vivevi in quella città?”
“…Sì, ci ho vissuto. Ma le ho detto addio molto, molto
tempo fa.”
“Perché?”
“Perché? Mmh, vediamo. Perché quella città è un falso,
giovanotto. Se è un falso, prima o poi si sarebbe tradita, inevitabilmente.
Sapevo che No.6 probabilmente avrebbe iniziato a intensificare la sorveglianza
e che sarebbe diventata sempre più dispotica nel suo tentativo di non cadere a
rotoli. Pensavo che non sarei stato in grado di sopportare di venire soffocato
in quel modo.”
Capisco. Quindi
quest’uomo si è reso subito conto della vera forma di No.6 e del suo destino.
“E sei fuggito dalla città, da solo, lasciando il tuo
tanto amato figliolo là.”
“Non sono riuscito a convincere mia moglie a seguirmi. Si
è rifiutata di lasciare No.6 con me. Credo che non riuscisse ad avere piena
fiducia in me.”
“Un giudizio piuttosto oculato, direi. Se avesse seguito
una persona irresponsabile come te, a quest’ora ormai sarebbe un cumulo
d’ossa.”
“Non sei quel che si dice un tipo educato, eh? Ad ogni
modo, è vero? Che No.6 è stata distrutta? Non sono bugie? Un mondo artificiale
come quello non sarebbe mai in grado di esistere a lungo nella realtà.
Dev’essere crollata dalle sue fondamenta…non è così?”
“Se così fosse, cos’hai intenzione di fare?”
“Torno a casa.”
“A casa? A No.6? È
piuttosto lontano.”
“Oh, sono solo sei mesi di cammino da qui. Non è un gran
problema. L’hai detto tu stesso.”
“Impaziente di rivedere tua moglie e tuo figlio, eh, dopo
averli abbandonati già una volta? È una cosa abbastanza egoistica, mi pare.”
“No…non è affatto per questo.” L’uomo sprofondò nel
silenzio per un po’, poi alzò il viso, un’espressione determinata su di esso.
“Ti sono debitore. Mi hai salvato la vita. Quindi lascia che ti dica una cosa.
Avvicinati.”
L’uomo invitò Nezumi a sedersi nell’arboreto. Avevano
legato i tre cavalli, che ora stavano brucando. Erano di un bel marrone scuro.
“Nessuno ci sentirà qui. Prendi.” L’uomo estrasse un
borsellino da sotto la maglietta. Evidentemente l’aveva tenuto appeso attorno
al collo. Sia la stoffa che il laccio del borsellino erano sciupati e
scoloriti.
“Questo…”
All’interno c’era una pietra poco più piccola dei frutti
che si trovavano tra i cespugli. Nezumi non ebbe neppure bisogno di controllare
più da vicino per averne la conferma. Quello era…
“È…una pepita?”
“Sì. Ascoltami: ci sono dei depositi di oro nell’area
attorno a No.6. Non so quanto sia estesa l’area, ma credo che ci sia una quantità
notevole di oro nascosto lì sotto.”
“Impossibile.”
“E invece è la verità. L’ho scoperto quando ero più
giovane. Potrei non sembrarlo ora, ma un tempo ero un geologo. Studiavamo palmo
palmo la terra intorno a No.6 e questo era una parte di quello che scoprii.”
“Ma hai nascosto il tutto e non l’hai riferito ai tuoi
superiori.”
“Ovviamente. E comunque, perché mai avrei dovuto
riferirglielo? L’oro non avrebbe certamente portato prosperità a No.6. Si
sarebbe tramutato solamente in un miliardo di altri problemi, non ci trovavo
alcunché di positivo.”
“Immagino.” Nezumi sentì chiaramente un brivido
percorrergli la schiena.
“Per quanto ne sappia, la miniera non è ancora stata
scoperta. Non ho sentito pettegolezzi riguardo al suo ritrovamento. Oltretutto,
ora No.6 è distrutta, quindi il posto dev’essere in preda alla confusione più
totale. Il che significa che posso entrare e uscire liberamente. Potrei persino
dissotterrare dell’oro in pieno giorno e nessuno ci farebbe caso.”
“Aspetta un secondo. Dove si trova questa miniera di cui
vai blaterando?”
“Una striscia di terra che corre da nord a sud. Una parte
di essa raggiunge persino la regione che un tempo veniva chiamata la Terra di
Mao. Niente di tutto questo è visibile esternamente. L’oro si trova nel
profondo della terra, dormiente. E inoltre—”
L’uomo abbassò ulteriormente la voce e continuò in un
basso mormorio, come per creare tensione.
“Non posso ancora dire che sia una cosa certa al cento
percento, ma…c’è la possibilità che lì si trovi anche un enorme deposito di
metalli rari, proprio sotto No.6. Nichel, gallio, zinco, niobio, indio… Non
posso dire di più, ma cosa ne pensi? Buone notizie, eh?”
Un brivido più forte scosse Nezumi.
“…È davvero una bella storiella. È così che hai ingannato
la gente fino ad oggi? Da bravo impostore quale tu, effettivamente, sei.”
“Non sono un impostore. Sono uno che aspetta.”
“Uno che aspetta?”
“Esatto, stavo aspettando—la caduta di No.6. E sembra che
il momento sia finalmente giunto. Devo iniziare i preparativi per tornare a
casa. Ehi, perché non vieni con me? Non potrei chiedere di avere un compare
migliore. Torniamo a No.6 e rivendichiamo quell’enorme fortuna per noi stessi.”
Gli occhi dell’uomo brillarono di una luce disgustosa,
viscida. Non era il tipo di luce che illumina la via. Quegli occhi stavano
brillando fiocamente in profondità, come quelli di un animale in attesa di
afferrare e catturare una preda.
Quest’uomo…
Nezumi si rese conto di star stringendo i denti. Quest’uomo non è pazzo, né sta cercando di ingannarmi. Sta solo dicendo
la verità—o meglio, la verità come la vede lui.
“E cosa hai intenzione di fare una volta ottenuto quel
tesoro? Goderti una pensione di lusso?”
No. Non è quello che vuole quest’uomo.
“Ho intenzione di comprarla.”
“Comprare cosa?”
“No.6.”
Per un istante, la voce e il respiro di Nezumi gli
restarono bloccati in gola. Tutto
quello che riusciva a fare era fissare, sconcertato, l’uomo.
“Comprare No.6? Cosa stai dicendo?”
L’uomo ripose la pepita nel sacchetto e sorrise,
affabile.
“Senti, giovanotto. Se hai intenzione di assumere il
controllo del mondo, non hai bisogno di un esercito, di leggi o di un sistema
di sorveglianza e controllo assoluto. Hai bisogno di denaro. Il denaro è
l’unica vera e significativa arma. No.6 non ha capito bene questo punto. Beh,
la città è stata anche sfortunata da avere un capo sciocco.”
“Hai in progetto di diventare il capo di No.6 con il
denaro?”
“Ah, non ne ho idea.” L’uomo piegò la testa in modo
strafottente. “Chi sa che destino mi aspetta? Non sono esattamente quel che si
dice una persona ambiziosa. Non aspiro a diventare un imperatore o un capo di
stato.”
“Allora che motivo hai?”
“Per divertimento. Potrei rendere la vita della gente un
inferno con solo due mani. Sarebbe meraviglioso. Semplicemente meraviglioso.
Nessun gioco potrebbe essere più divertente di questo.”
“Co…” Nezumi fissò più intensamente l’uomo. Non era come
Shion. Shion non aveva mai visto le vite delle persone come un qualcosa con cui
giocare. Non le aveva mai manipolate per divertimento.
“No.6—quella città è finalmente sulla buona strada, verso
la ricostruzione. Stanno cercando di fondare una nuova città-stato e tu hai
intenzione di gettarla di nuovo nel caos solo perché ti va?”
“Ricostruzione? Nuova? Impossibile. Non ha importanza chi
venga coinvolto e in che maniera. Uno stato è uno stato. Alla fine tenterà
sempre di consolidare il proprio governo e di costringere le persone a seguire
le proprie regole. Quello è il vero volto di uno stato e la storia della razza
umano l’ha provato con i fatti. No.6 può pure cambiarsi d’abito quante volte
vuole, ma resterà pur sempre No.6, sempre la stessa. Se ci sarà un qualche
cambiamento, dipenderà esclusivamente dalla persona che ci sarà al suo
vertice—il suo capo—e cioè, se sarà sciocco o intelligente. Creerà le sue regole
e le metterà in atto: se è stupido, tutti se ne renderanno conto; se è furbo,
sarà agile e discreto. Lo sciocco alla fine distruggerà se stesso, ma l’uomo
dal buon intelletto guadagnerà presa su No.6 gradualmente. Questo è il tipo di
persone di cui bisogna avere più paura. Quindi?”
“…Eh?”
“Che tipo è la persona che è incaricata della
ricostruzione di No.6? Dal tuo punto di vista, è uno sciocco? O è un tipo
furbo?”
Nezumi scosse la testa lentamente. La base del collo gli
doleva in modo persistente.
“È molto sveglio e possiede un intelletto fuori dal
comune. Non riesco ad immaginare proprio lui diventare il tipo di dittatore che
stavi descrivendo.”
“Ah, provi molta stima per lui, vedo. E devi conoscerlo—è
un uomo, giusto?—devi conoscerlo molto bene, vero?”
In un certo senso,
lo conosco meglio di chiunque altro. Ma da un’altra prospettiva, non so nulla
di lui.
“E inoltre, credi in lui.”
Certo, io credo in
lui. Niente al mondo sarebbe degno di fiducia se non riuscissi neanche a
fidarmi di Shion. Credo in lui. Ma avevo anche paura di lui, a volte, non è
così?
Nezumi rimase in silenzio. L’uomo gli lanciò un’occhiata
e si incamminò.
“Che ne dici, allora? Vieni con me. Non sono sicuro per
quanto riguarda i metalli rari, ma l’oro c’è sicuramente.”
Nezumi fece un passo indietro, risoluto.
“No, grazie. Vagabonderò in giro per il mondo, ovunque mi
portino i miei piedi.”
“Capisco…è un peccato.” L’uomo fece una smorfia, come se
ne fosse rimasto realmente deluso. “Ma immagino che non ci sia niente che io
possa fare. Allora, ci si vede. Credo che prenderò in prestito questo cavallo
qui. Considerando quanto denaro ho lasciato là, non credo che si dispiaceranno
troppo se prendo un cavallo.”
L’uomo afferrò le
redini di un cavallo grigio e si voltò di nuovo.
“Un’ultima cosa. Le persone cambiano, ragazzo. Anche
l’uomo in cui credi cambierà. Chiunque si trovi al vertice di uno stato prima o
poi cambia. Se non cambia, verrà distrutto. Ricordatelo.”
Nezumi toccò il coltello infilato nella sua cintura. Forse se lo uccido qui…se lo uccido,
reciderei un’erbaccia che altrimenti darà fastidio a Shion.
Le dita gli pizzicarono. Nezumi strinse le dita
informicolate.
Non ti perdonerei
mai se ferissi qualcuno per me, ancor di più se lo uccidessi.
Nezumi, non
ucciderlo. Non commettere un crimine per il mio bene.
Shion gli stava trattenendo il braccio e lo stava
scongiurando disperatamente.
Nezumi, non
ucciderlo.
Già. Diresti così.
So che diresti così e mi fermeresti. Sei sempre stato – e sempre lo sarai – un
ingenuo buonista.
Shion…
“Beh, se il destino lo vorrà, ci rincontreremo.” L’uomo
montò a cavallo con un salto e affondò i talloni nelle staffe. Il cavallo
grigio nitrì e partì al galoppo. L’uomo e l’animale scomparvero in una nuvola
di polvere.
Il vento soffiò, facendo ondeggiare i cespugli.
Le nuvole coprirono il cielo, la terra sembrava stesse
venendo divorata dall’oscurità della notte.
Shion.
Un piccolo spiraglio si fece largo tra le nubi, rendendo
visibile il cielo di una tonalità violacea.
Una stella brillò, solitaria.
Lontano, sotto lo stesso cielo, c’era No.6.
Nezumi si arrese al vento mentre guardava intensamente in
alto, verso quella stella.
-- END OF CHAPTER --
Shion e Nezumi in abiti feudali (o semplici kimono) - Official Art by toi8 |
Note:
1) Il marchio di Caino: ho fatto qualche ricerca -dato che me ne intendo più di shintoismo che di religione cristiana- e ho scoperto (magari voi lo sapete già) che, in soldoni, dopo che Caino uccise suo fratello Abele, gli altri esseri umani cominciarono a fremere dal desiderio di vendicare il fratello morto. Per salvare la pelle a Caino, Dio appose un "marchio" su di lui, in modo che tutti fossero consci del fatto che se l'avessero toccato, se la sarebbero dovuti vedere con il Signore in persona. Resta il fatto che Caino era perfettamente riconoscibile da tutti grazie a quel marchio, che nonostante gli abbia salvato la vita, è stato anche il simbolo dei suoi peccati.
2) L'Aster: è questo fiore, anche chiamato in Giappone Shion (紫苑). Karan ha chiamato Shion così pensando appunto a questo fiore, che, guarda caso, ha lo stesso colore degli occhi del suo amato figlio. Se si traduce il nome dal giapponese, letteralmente, significa "Non ti dimenticherò" e BOH IO PIANGO CAPITe /muore.
3) Coda di Cavallo, Rasato e Abbronzato: questa è una mia pura libertà. In inglese venivano usate sempre perifrasi come "l'uomo con la coda di cavallo, l'uomo dalla testa rasata, ecc." Un po' per ovviare al problema delle ripetizioni, un po' perché ero stufa di scrivere, ho deciso di usare quei nomi. Non è una cosa tanto strana, comunque. Ho praticamente copiato Murakami Haruki (scrittore che amo tantissimo e che vi consiglio di leggere), anche lui usa in alcuni suoi racconti questo tipo di abbreviazioni. Mi ricordo in particolare che in 1Q84 c'erano proprio due guardie del corpo (brutte e cattive) chiamate per tutto il libro Rasato e Coda di Cavallo.
NdT: Credo che prima o poi rileggerò i capitoli, correggendo eventuali errori. Poi li sistemerò in formato PDF, rendendoli scaricabili, MA tutto questo PROSSIMAMENTE... [parte pubblicità]. さようなら!
Ah Nezumi...!
RispondiEliminaVoglio diecimila Novel solo si di lui!
Grazie per averlo tradotto!