martedì 26 novembre 2013

[Novel Ita] No.6 Beyond - Nezumi's Days (parte seconda)










Current Mood: satisfied
Listening to: I Wanna be Yours - Arctic Monkeys


Aloha
Ho un mucchio di scuse pronte per giustificare la mia assenza, ma non starò qui ad annoiarvi, perché in realtà non ha molta importanza e io non ho voglia di lamentarmi e passare per attention wh0re, hey hey hey. Quiiiindi--
Ecco l'ultima parte dell'ultimo capitolo di No.6 - Beyond. Sto un po' male. Sto un po' male perché non ci saranno più storie nuove su di loro (probabilmente), su Nezumi e su Shion, su No.6 e Inukashi e i cani e Karan, Rikiga, i topini eeee---ripeto: sto male. Mi mancheranno tantissimo, ma saranno sempre nel mio cuoricino, pronti a procurarmi tanto dolore e gioia. 
Comunque...Ci eravamo lasciati con Nezumi immerso in una sorgente d'acqua, in un luogo imprecisato lontano da No.6. Durante quel bagno improvvisato, ripensa a Shion ubriaco (!!!) e al sogno fatto dallo stesso sotto l'effetto di droghe pesanti probabilmente troppo vino.
Leggete questo capitolo attentamente. A me è piaciuto parecchio (e quando mai non mi piace qualcosa su No.6 scritto dall'Asano?), ma in questa parte in particolare ho avuto modo di studiare moltissimo Nezumi e la sua personalità. Sarà che è passato tantissimo tempo tra la prima lettura e la traduzione di queste 9 pagine di word, sarà che me le sono scritte prima a mano su carta e poi a computer e quindi ci ho passato su più tempo rispetto agli altri capitoli... ma qualunque sia la ragione, ho trovato Nezumi e i suoi conflitti interiori ancora più veri e più falsi al tempo stesso. Mi spiego: veri perché finalmente ha accettato se stesso e il segno che Shion ha lasciato nella sua anima, ma anche falsi perché ancora lui, nonostante tutte le vicende affrontate al fianco di Shion, non vuole essere totalmente sincero con se stesso. Ma forse sono io che la vedo così, idk
Anyway, leggete e capirete. O forse è una cosa che ho colto solo io, help, datemi conferma- 


Capitolo 4 - parte 1;


Le alghe ondeggiarono improvvisamente. Non erano più i movimenti placidi di poco prima; ora, erano scosse come un alberello dal tronco sottile nel bel mezzo di una raffica di vento.
Era un movimento inquietante.
Un pesce argenteo guizzò fuori dal groviglio di alghe e si lanciò oltre la visuale di Nezumi. Non era stato che un istante—eppure Nezumi era riuscito a vedere chiaramente il pesce ingoiarne uno più piccolo. Predatore e preda. Colui che mangia e colui che viene mangiato.
Quell'interferenza all'ambiente fu breve e poco dopo il groviglio di alghe tornò al suo stato normale, il pesce ricominciò a nuotare come se nulla fosse successo.
Nezumi trovò una pietra blu sul fondale. La raccolse senza esitazione. La pietra non riluceva né poteva definirsi bella. Si trattava solo di un sasso dalla forma insolita, deforme.
Dell'aria gli sfuggì dalle labbra e formò una colonna di bolle. All'improvviso, si ritrovò incapace di respirare. A meno che quello fosse una sottospecie di sogno, sapeva che era impossibile per un umano come lui restare sott'acqua troppo a lungo.
Nezumi fece ampie bracciate nell’acqua e si slanciò verso la superficie.
Evidentemente il sole era tornato a splendere, dato che la superficie dell'acqua brillava di un bianco abbagliante. Un'ombra scura sporgeva diagonalmente sulla distesa d'acqua. Era l'ombra di un albero spezzato. Un albero morente era piegato fin dalle radici ed era finito per metà in acqua. Nezumi afferrò un ramo e si tirò su. L'acqua gli scivolò dietro le orecchie e i capelli aderirono al collo e alle spalle. Ora poteva esalare un profondo sospiro. Si riempì i polmoni d'aria.
L'albero caduto era ancora parzialmente connesso alle radici e forse, per questo motivo, le foglie erano rigogliose e i rami crescevano in tutte le direzioni senza mostrare segno di appassimento. Nezumi si aggrappò con una mano al tronco e prese un altro profondo respiro. Non pensava che un albero di quelle dimensioni potesse crescere in quel luogo. Quell’oasi insignificante in realtà nascondeva molti ad una più attenta osservazione.
Vide qualcosa muoversi con la coda dell'occhio, all'incirca nel posto in cui aveva lasciato i vestiti e i suoi altri effetti personali. Sembrava essere una persona.
Screek, screek!
Scritch, scritch, scritch!
Gli squittii dei topini si fecero più striduli. Stavano mostrando i dentini in apprensione, rivolti verso l'ombra sospetta vicino a loro.
"Ahi! Smettetela! Ahia!" urlò una voce. Apparteneva ad un uomo. "Gesù, ma che diavolo sono questi esserini? Andate via! Avanti, smettetela! Basta mordermi! Dannazione, vi arrostirò sul fuoco e vi mangerò. Ah, il mio lobo!"
Sembrava proprio che i topini si fossero lanciati all'attacco. Le urla dell'uomo si fecero più acute.
“Ahi, ahia! Dannazione, bastardi!”
L’uomo cercò di scappare, lasciando dietro di sé una scia di imprecazioni. Agitò le braccia tutt’intorno, per cercare di scrollarsi di dosso i topi. La sua mano stringeva la borsa di Nezumi.
Nezumi si alzò sul tronco dell’albero caduto e strinse una roccia in una mano.
“Ehi, ladro.”
L’uomo trasalì e si voltò. Nezumi scagliò la pietra ditta verso la sua faccia. Allo stesso tempo, si rituffò in acqua. Nuotò fino alla riva.
L’uomo era riverso su se stesso tra l’erba, coprendosi il volto con entrambe le mani. Del sangue gocciolava dagli spazi tra le dita. Hamlet e Cravat saltarono sulla spalla di Nezumi, mentre si rivestiva rapidamente.
I topini squittivano a gran voce come se stessero facendo un discorso appassionato.
"Ok, ok, ve lo concedo. Avete fatto un ottimo lavoro." Nezumi li accarezzò entrambi sulla testa con un dito. Poi Cravat si lanciò nella tasca del suo giubbino e Hamlet si nascose tra i capelli umidi.
"Ugh...che male! I miei occhi...sono cieco, aiutami!" L'uomo allungò la mano insanguinata nell'aria, ma non riuscì ad afferrare nulla.
"Ho mirato al centro esatto della fronte e, sai, ho un’ottima mira. Non ho mai mancato il bersaglio, nemmeno una volta. Diciamo che con te ci sono andato piano."
L'uomo alzò lo sguardo verso Nezumi, una mano ancora sulla fronte. "Ci sei andato piano?" disse, incredulo.
"Certamente. Avrei potuto piantarti quella pietra dritta nella fronte. Ho mostrato compassione per un ladro. Dovresti essermene grato."
L'uomo abbassò la mano. Il sangue continuava a fuoriuscire dal centro della fronte, scorrendogli sul volto.
"E tu questo lo chiami andarci piano?"
"Mi sembra ovvio. Nessun danno al cranio né al cervello. Ti si è staccata solo un po' di pelle. È quasi una punizione fin troppo clemente per un ladro."
"Beh, grazie," disse l'uomo con tono sarcastico. "Andrò a fare una risonanza in ospedale. Ah, cavoli, che male! Pulsa da matti!" grugnì, mentre si lavava la faccia.
Poi estrasse una schiera di bottiglie dalle forme più varie dalla borsa di tela che portava in spalla.
All'interno delle bottiglie c'erano liquidi di ogni colore. L'uomo mischiò sapientemente alcuni dei liquidi fino a produrre una soluzione dal color lilla, leggermente viscosa, con la quale imbevve un panno, che poi applicò sulla ferita.
"Mh, così dovrebbe andare. La ferita dovrebbe richiudersi entro domani mattina."
Poi si legò il tessuto intorno alla fronte e digrignò i denti in un sorriso. Era abbronzato, profonde rughe gli solcavano la pelle intorno agli occhi e alla bocca. C'erano parecchie ciocche bianche in quel cespuglio disordinato di capelli che aveva. Eppure la voce e la scintilla che aveva negli occhi erano vivaci—giovanili, persino.
La sua età era un mistero. Era difficile dire se fosse giovane o anziano, ma restava il fatto che era un ladro.
"Ma lascia che ti dica una cosa, giovanotto—" Una volta riposte le bottiglie nella borsa, si voltò verso Nezumi e iniziò a parlargli con un sorriso. Il tono che usò era quello di un insegnante che impartisce un'importante lezione al suo allievo sui principi della conoscenza più elevata. "Ora che ti vedo da vicino, noto che sei un bel tipo. Sei di una tal bellezza che sarebbe meglio non nuotassi nudo in un posto come questo. È pericoloso qui—è un terreno fertile di vagabondi e delinquenti. Nuotare in questi luoghi senza curarti di coprire quel corpo—beh, sei un dolce agnellino che se ne va a spasso tra un branco di lupi. Pridenza è quello che ti serve, ragazzo, prudenza."
"Grazie, non me l'aspettavo proprio di venire ripreso da un ladro. Bello sapere che non ti senti minimamente in colpa per ciò che hai fatto, vecchio."
"Vecchio? Stai dando del vecchio proprio a me?!"
"Beh, di certo non sto parlando di me stesso, ti pare? Non sono né un vecchio né un ladro io."
L'uomo sbatté le palpebre. Due, tre, quattro volte. Quando smise di battere le palpebre, scoppiò in una risata fragorosa.
"Ahahah! Che ridere! Ahahahah, buona questa! Hai proprio un bel caratterino per la faccia che ti ritrovi. Ahahah! Ah, sei un tipo interessante!" rise. "Aha--"
La risata dell'uomo cessò. Nezumi gli teneva premuta una lama contro la gola.
"Che voce irritante che hai," sibilò Nezumi. "Perché non taci per un po'—anzi, per sempre?" sussurrò all'orecchio dell'uomo, da dietro. Nezumi  sapeva bene quanto terrore quel sussurro instillasse nelle persone alle quali puntava il coltello. Sapeva anche quanto questa paura fosse efficacie nel rendere inerme la vittima.
L'uomo rabbrividì.
"Ah...no, d-dai, aspetta un attimo. Non c'è bisogno di utilizzare un coltello per farmi tacere. Davvero, sono enormemente dispiaciuto. Ti chiedo scusa se ti ho offeso. Mi dispiace."
Nezumi ritirò e rinfoderò il coltello. L'uomo si tastò la gola con le mani e si morse le labbra. Un lungo sospiro sibilò tra di esse.
"Mio dio, impaziente, eh, nonostante l'aspetto?! Credevo che avessi delle maniere un po' più eleganti."
"Risparmio le buone maniere e la grazia per persone che sono anch'esse eleganti. Tu sei un ladro. Hai cercato di fuggire con le cose di un estraneo. Credo che meriteresti più un bel taglio alla giugulare piuttosto che le buone maniere."
"Hai mai ucciso prima?" L'uomo guardò Nezumi da sotto le sopracciglia. "Hai mai ucciso un uomo con quel pugnale, giovanotto?"
"Non ho l'obbligo di rispondere ad un ladro."
"No, non fraintendermi. Non stavo cercando di rubare le tue cose."
Nezumi abbassò lo sguardo su di lui, senza mostrare alcuna espressione.
"Davvero," insistette l'uomo. "Credimi. Ecco, una prova."
L'uomo frugò con la mano nella borsa di tessuto e iniziò a tirare fuori un oggetto dopo l'altro. C'erano diversi fiale di medicinali, una borsa piena di salumi, un grosso pezzo di formaggio, del sale e un piccolo borsellino. L'uomo aprì il sacchetto e lo porse a Nezumi. Era pieno fino a scoppiare di monete d'oro.
"Vedi? Scusa se te lo dico, ma sono leggermente più benestante di te. Non ho motivo di rubare le tue cose. Spero che ora ti sia chiaro."
"Non mi è chiaro un bel niente." Nezumi sollevò solo la spalla destra. "Non mi importa quanto tu sia ben fornito. Hai cercato comunque di andartene con la mia roba. Questi sono fatti oggettivi. Si tratta di furto e non c'è un altro modo per chiamarlo."
"Immagino che non ci sia nulla da fare se questo è ciò che pensi di me. Quindi questa ferita,"—l'uomo si toccò leggermente la fronte—"è la mia punizione e il mio marchio di Caino1. Ho già sofferto le pene dell'inferno, oltre alla ferita in fronte e il venir morso da dei topi. Non puoi accontentarti di questo e ammettere che ho già pagato il mio debito?"
"Terribilmente in tuo favore, questa interpretazione dei fatti, non trovi?" Nezumi si mise la borsa in spalla e sorrise vagamente. All'improvviso tutto sembrò sciocco e senza importanza. Il sole sarebbe tramontato di lì a poco. Doveva trovare un posto sicuro per dormire quella notte. Non c'era più tempo da sprecare con quel ladro dalla lingua lunga.
"Oh, te ne vai di già?" L'uomo si alzò. Era asciutto e alto. Coperto dalla testa ai piedi da un abito bianco e ruvido, indossava dei sandali di cuoio sporchi.
"Ci puoi scommettere. Preferisco non restare a chiacchierare con un ladro."
"Ti ripeto che non sono un ladro. Volevo solo accertarmi di una cosa."
"Accertarti di una cosa?"
"Sì, verificare da dove provenissi."
"E cosa ne faresti di un'informazione del genere?"
L'uomo si raddrizzò. "No, solo che pensavo...che tu potessi essere di No.6. Ma era solo un'idea."
No.6.
Non si aspettava di sentire quel nome proprio lì.
No.6.
La città artificiale che alcuni consideravano un'utopia, che si supponeva dovesse essere la personificazione dell'intelletto e delle speranze della razza umana, si era presto trasformata in un mostro imponente. La città era capitolata come se avesse ceduto al peso della sua stessa bruttezza raccapricciante.
Nezumi, aspetterò qui per te. Continuerò ad aspettarti.
La voce di Shion riecheggiò nelle sue orecchie, nel profondo.
"Ah-ha, ho capito. Quindi tu vieni davvero da quella città." L'uomo balzò in piedi e tentò di afferrare il braccio di Nezumi.
"Non toccarmi." Nezumi colpì la mano protesa verso di lui. Non aveva intenzione di farlo con così tanta forza, eppure l'uomo barcollò all’indietro e immerse un piede nell'acqua.
"Non c'è bisogno di essere così ostili," disse. "È solo che se tu sei veramente di No.6, ci sono un mucchio di cose che vorrei chiederti."
"E io ho non ho proprio nulla da raccontarti. Non sono un cittadino di No.6."
"Ma sai qualcosa. È vero che la città è andata distrutta?" L'espressione dell'uomo mostrò un'evidente tensione. L'angolo degli occhi era rivolto verso l'alto e le pupille si erano contratte di un po’. "Ne sento di tutti i colori in giro, ma nessuno conosce la verità. E io credo che invece tu la sappia. Ho visto delle razioni di cibo sottovuoto e un generatore elettrico a LED ultraleggero nelle tua borsa. Vengono da No.6, vero? Non riesco a pensare ad un altro luogo in cui potresti averli presi."
Il giorno della partenza di Nezumi, Karan e Shion avevano impacchettato ogni tipo di cose nella borsa di Nezumi, Karan con lo sguardo di una madre che deve lasciare andare un figlio e Shion in stolido silenzio.
Ci stiamo davvero per dire addio.
Nezumi aveva finalmente sentito sulla pelle ciò che davvero significava separarsi mentre guardava il profilo di Shion, le labbra del ragazzo increspate in una linea rigida, scontrosa.
Domani me ne andrò. Shion resterà e io me ne andrò.
Le loro vite, connesse quasi miracolosamente quattro anni prima, ora si stavano separando e andando su due sentieri diversi. Nezumi e Shion avevano vissuto insieme per meno di sei mesi. Era stato un periodo di tempo davvero breve, comparato ai giorni che aveva passato da soli fino ad allora e ai giorni che probabilmente sarebbero seguiti. Era stato un breve ma intenso periodo.
Ci sarà mai un altro periodo in futuro più intenso e nitido di quello che ho passato con lui?
Nezumi scosse la testa. No.6 era caduta. Aveva portato a termine quello che si era preposto di fare.
Va bene così.
Shion era un elemento del passato. Anche se sarebbe rimasto nei ricordi di Nezumi, anche se non sarebbe mai stato cancellato, non aveva più nulla a che vedere con il presente di Nezumi.
Doveva tracciare una linea. Se non l’avesse fatto, non sarebbe stato in grado di andare oltre. Se fosse rimasto intrappolato nel passato, non sarebbe stato in grado di vivere il presente.
Ne aveva avuto abbastanza.  Abbastanza di trascinarsi dietro il passato e di sostenere il suo peso. Voleva di più.
“Avanti, non ti va di rispondermi?” Nella voce dell’uomo si fece largo un tono di supplica. “Ho sentito dei pettegolezzi. Molti pettegolezzi. Ho sentito che No.6 è caduta, ma ho anche sentito che è solo una bugia e che la città è ancora lì, ancora viva. Non riesco a capire quale delle due storie sia vera e quale falsa.”
“Puoi sempre andare a scoprirlo con i tuoi stessi occhi.”
L’uomo abbassò la testa e lasciò che un suono gutturale gli sfuggisse dalla gola.
“…Ma No.6 è una terra così distante.”
“È solo a sei mesi di cammino da qui. È piuttosto vicina.”
“Metà anno…solo a pensarci mi viene da svenite.” L’uomo emise un sospiro talmente lungo che il suo corpo sembrò rimpicciolire di una taglia.
“Non sei un nomade anche tu, vecchio? Non dirmi che ti sei sistemato nel bel mezzo di questa terra selvaggia?”
Le labbra dell’uomo si curvarono, lasciando intravedere una parte dei denti, che erano sorprendentemente bianchi. Il suo tono e la sua voce avevano abbandonato del tutto la drammaticità di poco prima.
“Oh, non ne sarei così sorpreso se fossi in te. È un luogo molto più accogliente di quanto pensi.”
La terra era per la maggior parte inabitabile per lunghi periodi dagli umani, fatta eccezione per le sei città e le zone nei dintorni—così si diceva da molti anni.
La gente aveva costruito le sei grandi città tenendo conto del luogo giusto, della terra più fertile e delle migliori condizioni di sopravvivenza possibili. Coloro che non potevano entrarvi, non avevano altra scelta se non quella di morire o di aggrapparsi disperatamente alle loro vite, abbarbicandosi ai margini delle città.
Ma dopo aver girovagato nelle lande disabitate, Nezumi si era reso conto che non tutte quelle terre erano invivibili al punto da inibire una qualsiasi possibilità di sopravvivenza. C’erano più oasi, più vegetazione di quando ricordasse di aver visto ai tempi del suo girovagare con l’anziana donna; c’erano persino più fiumi, più campi erbosi e zone paludose.
Sembrava che l’ambiente si stesse riprendendo improvvisamente e rapidamente, anche se Nezumi non era sicuro se quel miglioramento fosse opera della terra stessa che stava dispiegando le sue forze interne o se si trattasse solo di qualcosa di temporaneo. Nezumi si rendeva conto che nessuno era in grado di determinarlo.
Ma di una cosa era sicuro: sia la terra che la razza umana stavano resistendo.
Gli uomini si stavano riorganizzando vicino ai grandi corsi d’acqua e stavano iniziando a costruire piccoli insediamenti. Irrigavano e aravano i campi, piantavano i semi, si prendevano cura del bestiame, cominciavano ad avere bambini, cercando di crescerli.
Nonostante si scontrassero con condizioni estremamente dure, stavano dando una forma nuova alle loro vite, lontane e separate dalle sei grandi città.
Shion, il mondo sta cambiando. Si muove e cambia sempre forma. Se ne sono accorti i tuoi occhi di questo cambiamento? E le tue orecchie, l’hanno sentito il suono del cambiamento, i suoi movimenti nel ventre della terra?
Parlò mentalmente a Shion, che probabilmente si trovava ancora nel mezzo di una difficile battaglia all’interno della neonata città.
“Oh, capisco. Che ne dici se la mettiamo così: perché non ti fermi a casa mia stanotte, giovanotto? Ti offro un posto letto per passare la notte, per scusarmi della mia maleducazione. Ti siederai con me e mi racconterai la tua storia, ti va? È una casa minuscola, ma ha un letto e un bagno. Ed è piuttosto ben fornita per quanto riguarda i servizi."
"Declino l'offerta."
"Perché? Si tratta pur sempre di un letto e di un bagno caldo."
"Potresti offrirmi anche una vasca in marmo e rifiuterei comunque. Non voglio mettere nemmeno piede nell'abitazione di un ladro."
"Come ho già detto, non sono un ladro. Sono un ricerc--" l'uomo chiuse di scatto la bocca. Nezumi riuscì allora a sentire chiaramente il suono degli zoccoli di un cavallo e di passi umani. Ed effettivamente c'erano alcuni uomini e cavalli. L'aria di riempì improvvisamente dell'odore che avevano i cattivi presagi.
"Oh, no. Mi hanno seguito." Il colore si ritirò dal volto dell'uomo. In un tentativo di fuga, inciampò nei suoi stessi piedi e atterrò sul sedere.
"Laggiù, riesco a vederlo! È laggiù!"
Tre uomini si stavano avvicinando, arrancando tra gli arbusti. Tutti e tre erano di una stazza enorme. Uno aveva la pelle abbronzata, gli altri due avevano una carnagione chiarissima, fatta eccezione per un tocco rosato sulle guance.
"Ti abbiamo trovato, imbroglione! Non credere di uscirne vivo." L'uomo più scuro alzò il braccio enorme. L’aggressività che emanava, pari a quella di un animale, era opprimente.
"Che diavolo di elisir ci hai dato?" ruggì. "È solo acqua colorata. Smettila di prenderci per il culo."
"Ammazzalo!"
"Fallo fuori!"
I due uomini dalla pelle chiara urlarono all'unisono. Uno di loro aveva i capelli grigi raccolti in una coda di cavallo, mentre l'altro era completamente rasato.
"Ci hai fregato i soldi. Non credo dispiacerà a nessuno se ti capita di morire."
"A-Aspettate! Aspettato un secondo! Mi avete frainteso. Quella medicina è davvero un elisir. D-Dovete aver sbagliato qualcosa durante la preparazione."
"Taci! Hai ancora le palle di mentire, eh?" tuonò uno di loro.
"Tagliagli le guance e strappagli la lingua, così non parlerà più! Già che ci sei, rompigli anche uno o due denti!"
"Aah!" urlò l'uomo. "V-Vi prego, calmiamoci e parliamone senza ricorrere alla violenza. Vi restituisco i soldi!"
"I soldi?" ghignò l'uomo dalla pelle bronzea. Aveva una faccia adatta ad interpretare uno di quei cattivi delle pièce teatrali. "Mi sembra ovvio che tu ce li ridia. Me li riprenderò con calma una volta che ti avrò fatto fuori."
"Aaah, aiuto! A-Aiutami, ragazzo! Aiutami!" l'uomo lo guardò con occhi supplici.
"Mh? E tu chi saresti? Sei amico di questo furfante?" Gli occhi dell'uomo con la coda di cavallo lampeggiarono mentre fissava Nezumi.
"Figurati. Stavo solo passando di qui. Ci si vede." Nezumi si voltò per andarsene. L'ultima cosa che voleva era rimanere coinvolto in una zuffa, ancora meno in una disputa che aveva a che fare con un ladro.
"A-Aspetta! Ti prego, non abbandonarmi!"
"Taci!"
Sentì dietro di lui il suono sordo di carne che colpisce altra carne. Sentì qualcuno collassare a terra.
"F-Fermi...aiutami, ti prego."
"Un truffatore come te dovrebbe accettare in silenzio la punizione per i suoi crimini, Shion."
I piedi di Nezumi si fermarono.
"Hai detto Shion?" si voltò.
L'uomo strisciò verso di lui, sanguinando da un angolo della bocca. Si aggrappò a Nezumi, supplicandolo di aiutarlo ancora e ancora.
"Il tuo nome è...Shion?"
"È-È così che mi faccio chiamare, ma..."
"Non è il tuo vero nome."
"È il nome di mio figlio. È un bimbo adorabile, come l’Aster2."
"Il nome di tuo figlio?"
No, potrebbe essere che...?
"Ehi, ragazzino." L'uomo con la coda si diresse a grandi falcate verso di lui. "Se sei solo un passante, ti conviene consegnarci quell'uomo e sparire, altrimenti—"
"Altrimenti cosa?"
Coda di Cavallo3a schioccò le dita mentre la sua faccia si storceva in un ghigno.
"Altrimenti ti ritroverai sotterrato nel deserto insieme a lui."
"Oh, credo che dovrò rifiutare l'invito, se non le dispiace. Non amo molto sporcarmi."
"Ehi, ragazzino." L'uomo dalla carnagione scura storse la faccia nello stesso tipo di ghigno volgare. "In realtà sei piuttosto carino da vicino. Sarebbe un peccato ficcarti sotto terra. Perché non vieni con noi? Ce la spasseremo, vedrai."
"Cosa, non dirmi che non ti sei reso conto della mia bellezza finché non mi sei venuto vicino? Mi rendo conto solo ora che non ti è stata donata nemmeno una bella vista, oltre ad un bell'aspetto."
"Che diavolo hai detto?"
Nezumi appoggiò la borsa a terra e si lasciò sfuggire un piccolo sospiro. Alla fine ci risiamo. Shion, il tuo nome mi ficca sempre in qualche guaio. Spero che tu te be renda conto.
"Cerchi rogne, eh, piccolo bastardo?"
"Avrei preferito evitare."
"Hah, beh, va bene così. Ti picchieremo un po' fino a che non chiuderai quella bocca. Dopo che ci saremo sbarazzati dell’imbroglione, avremo tutto il tempo di divertirci con te."
"Non colpirmi la faccia, però. È lei che mi fa guadagnare."
"Lo so. Heh heh, ci siamo trovati un bel bottino." L'uomo abbronzato si leccò le labbra. Poi strinse i pugni e si lanciò in avanti. I suoi movimenti erano esperti e sciolti, come quelli di uno abituato alla violenza e ai combattimenti.
Nezumi indietreggiò di un passo e fischiò. Hamlet uscì dai suoi capelli e si lanciò dritto su quella brutta faccia scura.
"Aaargh! Che cos'è?!"
Prima che l'uomo potesse afferrare Hamlet, Nezumi affondò il ginocchio nello stomaco dell'uomo. Il suo corpo enorme cadde a terra senza emettere un suono. Nezumi saltò il corpo privo di sensi e si diresse direttamente verso l'uomo con la coda.
“B-bastardo—”
Coda di Cavallo si slanciò contro di lui, con gli occhi fuori dalle orbite. Nezumi si era già fatto un’idea del tempismo col quale doveva contrattaccare. Schivò il colpo, scivolò vicino all’uomo e conficcò il lato della mano contro la gola dell’uomo. Coda di Cavallo si piegò all’indietro prima di collassare sulla schiena. Anche lui non riuscì a emettere alcun suono.
“Oh, l’hai fatta grossa—” Il Rasato3b, il solo rimasto, estrasse un pugnale. “Ora ti faccio fuori.”
I movimenti del Rasato erano leggermente meno sciolti di quelli degli altri due. Nezumi ruotò così da posizionarsi dietro di lui e portò il braccio intorno al collo dell’uomo, stringendo la morsa.
Il pugnale cadde ai suoi piedi. Nezumi lo calciò verso la sorgente. Un attimo dopo, si sentì il rumore del coltello che cadeva nell’acqua.
“Non basta  semplicemente agitare in giro un coltello per riuscire a ferire, sai? Ti consiglio di allentarti un po’ di più.” Nezumi strinse ancor più la presa. Le forze abbandonarono il corpo dell’uomo rasato. Quando Nezumi sciolse il braccio, l’uomo cadde in ginocchio con un verso strozzato.
Hamlet corse sulla spalla di Nezumi e squittì silenziosamente.
Sentì un applauso.
“Meraviglioso. Mi sembrava di guardare un’esibizione teatrale. Fantastico. Assolutamente mozzafiato. Hai fatto proprio un bel lavoro. Ehi, cosa stai—”
Nezumi strappò il sacchetto con le monete d’oro dalla borsa dell’uomo e la piazzò nelle mani dell’Abbronzato3c.
L’uomo dalla pelle scura gemette debolmente e alzò la testa senza energie.
“Chiedo venia. Potreste accettare il denaro come scusa per quello che ha fatto e dimenticare l’accaduto? Per favore?”
L’Abbronzato sbatté le palpebre. Sembrò che stesse annuendo debolmente.
“E-Ehi! È fin troppo. Quelli sono i miei soldi!”
“Non ci saranno rancori in questo modo. O preferisci essere seguito ovunque da questi tizi? Lasciati dire che sono delle persone tenaci.”
L’uomo alzò le spalle e riprese ad applaudire.
“Capisco. Comunque, hai davvero fatto un ottimo lavoro nello sbarazzarti di loro. Sono sbalordito.”
“Eri un cittadino di No.6?”
Le mani dell’uomo si bloccarono. Senza il suono delle mani che battevano e di quei discorsi inutili, il silenzio sembrò riecheggiare nelle orecchie di Nezumi.
“Rispondimi. Vivevi in quella città?”
“…Sì, ci ho vissuto. Ma le ho detto addio molto, molto tempo fa.”
“Perché?”
“Perché? Mmh, vediamo. Perché quella città è un falso, giovanotto. Se è un falso, prima o poi si sarebbe tradita, inevitabilmente. Sapevo che No.6 probabilmente avrebbe iniziato a intensificare la sorveglianza e che sarebbe diventata sempre più dispotica nel suo tentativo di non cadere a rotoli. Pensavo che non sarei stato in grado di sopportare di venire soffocato in quel modo.”
Capisco. Quindi quest’uomo si è reso subito conto della vera forma di No.6 e del suo destino.
“E sei fuggito dalla città, da solo, lasciando il tuo tanto amato figliolo là.”
“Non sono riuscito a convincere mia moglie a seguirmi. Si è rifiutata di lasciare No.6 con me. Credo che non riuscisse ad avere piena fiducia in me.”
“Un giudizio piuttosto oculato, direi. Se avesse seguito una persona irresponsabile come te, a quest’ora ormai sarebbe un cumulo d’ossa.”
“Non sei quel che si dice un tipo educato, eh? Ad ogni modo, è vero? Che No.6 è stata distrutta? Non sono bugie? Un mondo artificiale come quello non sarebbe mai in grado di esistere a lungo nella realtà. Dev’essere crollata dalle sue fondamenta…non è così?”
“Se così fosse, cos’hai intenzione di fare?”
“Torno a casa.”
“A casa? A No.6?  È piuttosto lontano.”
“Oh, sono solo sei mesi di cammino da qui. Non è un gran problema. L’hai detto tu stesso.”
“Impaziente di rivedere tua moglie e tuo figlio, eh, dopo averli abbandonati già una volta? È una cosa abbastanza egoistica, mi pare.”
“No…non è affatto per questo.” L’uomo sprofondò nel silenzio per un po’, poi alzò il viso, un’espressione determinata su di esso. “Ti sono debitore. Mi hai salvato la vita. Quindi lascia che ti dica una cosa. Avvicinati.”
L’uomo invitò Nezumi a sedersi nell’arboreto. Avevano legato i tre cavalli, che ora stavano brucando. Erano di un bel marrone scuro.
“Nessuno ci sentirà qui. Prendi.” L’uomo estrasse un borsellino da sotto la maglietta. Evidentemente l’aveva tenuto appeso attorno al collo. Sia la stoffa che il laccio del borsellino erano sciupati e scoloriti.
“Questo…”
All’interno c’era una pietra poco più piccola dei frutti che si trovavano tra i cespugli. Nezumi non ebbe neppure bisogno di controllare più da vicino per averne la conferma. Quello era…
“È…una pepita?”
“Sì. Ascoltami: ci sono dei depositi di oro nell’area attorno a No.6. Non so quanto sia estesa l’area, ma credo che ci sia una quantità notevole di oro nascosto lì sotto.”
“Impossibile.”
“E invece è la verità. L’ho scoperto quando ero più giovane. Potrei non sembrarlo ora, ma un tempo ero un geologo. Studiavamo palmo palmo la terra intorno a No.6 e questo era una parte di quello che scoprii.”
“Ma hai nascosto il tutto e non l’hai riferito ai tuoi superiori.”
“Ovviamente. E comunque, perché mai avrei dovuto riferirglielo? L’oro non avrebbe certamente portato prosperità a No.6. Si sarebbe tramutato solamente in un miliardo di altri problemi, non ci trovavo alcunché di positivo.”
“Immagino.” Nezumi sentì chiaramente un brivido percorrergli la schiena.
“Per quanto ne sappia, la miniera non è ancora stata scoperta. Non ho sentito pettegolezzi riguardo al suo ritrovamento. Oltretutto, ora No.6 è distrutta, quindi il posto dev’essere in preda alla confusione più totale. Il che significa che posso entrare e uscire liberamente. Potrei persino dissotterrare dell’oro in pieno giorno e nessuno ci farebbe caso.”
“Aspetta un secondo. Dove si trova questa miniera di cui vai blaterando?”
“Una striscia di terra che corre da nord a sud. Una parte di essa raggiunge persino la regione che un tempo veniva chiamata la Terra di Mao. Niente di tutto questo è visibile esternamente. L’oro si trova nel profondo della terra, dormiente. E inoltre—”
L’uomo abbassò ulteriormente la voce e continuò in un basso mormorio, come per creare tensione.
“Non posso ancora dire che sia una cosa certa al cento percento, ma…c’è la possibilità che lì si trovi anche un enorme deposito di metalli rari, proprio sotto No.6. Nichel, gallio, zinco, niobio, indio… Non posso dire di più, ma cosa ne pensi? Buone notizie, eh?”
Un brivido più forte scosse Nezumi.
“…È davvero una bella storiella. È così che hai ingannato la gente fino ad oggi? Da bravo impostore quale tu, effettivamente, sei.”
“Non sono un impostore. Sono uno che aspetta.”
“Uno che aspetta?”
“Esatto, stavo aspettando—la caduta di No.6. E sembra che il momento sia finalmente giunto. Devo iniziare i preparativi per tornare a casa. Ehi, perché non vieni con me? Non potrei chiedere di avere un compare migliore. Torniamo a No.6 e rivendichiamo quell’enorme fortuna per noi stessi.”
Gli occhi dell’uomo brillarono di una luce disgustosa, viscida. Non era il tipo di luce che illumina la via. Quegli occhi stavano brillando fiocamente in profondità, come quelli di un animale in attesa di afferrare e catturare una preda.
Quest’uomo… Nezumi si rese conto di star stringendo i denti. Quest’uomo non è pazzo, né sta cercando di ingannarmi. Sta solo dicendo la verità—o meglio, la verità come la vede lui.
“E cosa hai intenzione di fare una volta ottenuto quel tesoro? Goderti una pensione di lusso?” No. Non è quello che vuole quest’uomo.
“Ho intenzione di comprarla.”
“Comprare cosa?”
“No.6.”
Per un istante, la voce e il respiro di Nezumi gli restarono bloccati in gola. Tutto quello che riusciva a fare era fissare, sconcertato, l’uomo.
“Comprare No.6? Cosa stai dicendo?”
L’uomo ripose la pepita nel sacchetto e sorrise, affabile.
“Senti, giovanotto. Se hai intenzione di assumere il controllo del mondo, non hai bisogno di un esercito, di leggi o di un sistema di sorveglianza e controllo assoluto. Hai bisogno di denaro. Il denaro è l’unica vera e significativa arma. No.6 non ha capito bene questo punto. Beh, la città è stata anche sfortunata da avere un capo sciocco.”
“Hai in progetto di diventare il capo di No.6 con il denaro?”
“Ah, non ne ho idea.” L’uomo piegò la testa in modo strafottente. “Chi sa che destino mi aspetta? Non sono esattamente quel che si dice una persona ambiziosa. Non aspiro a diventare un imperatore o un capo di stato.”
“Allora che motivo hai?”
“Per divertimento. Potrei rendere la vita della gente un inferno con solo due mani. Sarebbe meraviglioso. Semplicemente meraviglioso. Nessun gioco potrebbe essere più divertente di questo.”
“Co…” Nezumi fissò più intensamente l’uomo. Non era come Shion. Shion non aveva mai visto le vite delle persone come un qualcosa con cui giocare. Non le aveva mai manipolate per divertimento.
“No.6—quella città è finalmente sulla buona strada, verso la ricostruzione. Stanno cercando di fondare una nuova città-stato e tu hai intenzione di gettarla di nuovo nel caos solo perché ti va?”
“Ricostruzione? Nuova? Impossibile. Non ha importanza chi venga coinvolto e in che maniera. Uno stato è uno stato. Alla fine tenterà sempre di consolidare il proprio governo e di costringere le persone a seguire le proprie regole. Quello è il vero volto di uno stato e la storia della razza umano l’ha provato con i fatti. No.6 può pure cambiarsi d’abito quante volte vuole, ma resterà pur sempre No.6, sempre la stessa. Se ci sarà un qualche cambiamento, dipenderà esclusivamente dalla persona che ci sarà al suo vertice—il suo capo—e cioè, se sarà sciocco o intelligente. Creerà le sue regole e le metterà in atto: se è stupido, tutti se ne renderanno conto; se è furbo, sarà agile e discreto. Lo sciocco alla fine distruggerà se stesso, ma l’uomo dal buon intelletto guadagnerà presa su No.6 gradualmente. Questo è il tipo di persone di cui bisogna avere più paura. Quindi?”
“…Eh?”
“Che tipo è la persona che è incaricata della ricostruzione di No.6? Dal tuo punto di vista, è uno sciocco? O è un tipo furbo?”
Nezumi scosse la testa lentamente. La base del collo gli doleva in modo persistente.
“È molto sveglio e possiede un intelletto fuori dal comune. Non riesco ad immaginare proprio lui diventare il tipo di dittatore che stavi descrivendo.”
“Ah, provi molta stima per lui, vedo. E devi conoscerlo—è un uomo, giusto?—devi conoscerlo molto bene, vero?”
In un certo senso, lo conosco meglio di chiunque altro. Ma da un’altra prospettiva, non so nulla di lui.
“E inoltre, credi in lui.”
Certo, io credo in lui. Niente al mondo sarebbe degno di fiducia se non riuscissi neanche a fidarmi di Shion. Credo in lui. Ma avevo anche paura di lui, a volte, non è così?
Nezumi rimase in silenzio. L’uomo gli lanciò un’occhiata e si incamminò.
“Che ne dici, allora? Vieni con me. Non sono sicuro per quanto riguarda i metalli rari, ma l’oro c’è sicuramente.”
Nezumi fece un passo indietro, risoluto.
“No, grazie. Vagabonderò in giro per il mondo, ovunque mi portino i miei piedi.”
“Capisco…è un peccato.” L’uomo fece una smorfia, come se ne fosse rimasto realmente deluso. “Ma immagino che non ci sia niente che io possa fare. Allora, ci si vede. Credo che prenderò in prestito questo cavallo qui. Considerando quanto denaro ho lasciato là, non credo che si dispiaceranno troppo se prendo un cavallo.”
L’uomo afferrò le  redini di un cavallo grigio e si voltò di nuovo.
“Un’ultima cosa. Le persone cambiano, ragazzo. Anche l’uomo in cui credi cambierà. Chiunque si trovi al vertice di uno stato prima o poi cambia. Se non cambia, verrà distrutto. Ricordatelo.”
Nezumi toccò il coltello infilato nella sua cintura. Forse se lo uccido qui…se lo uccido, reciderei un’erbaccia che altrimenti darà fastidio a Shion.
Le dita gli pizzicarono. Nezumi strinse le dita informicolate.
Non ti perdonerei mai se ferissi qualcuno per me, ancor di più se lo uccidessi.
Nezumi, non ucciderlo. Non commettere un crimine per il mio bene.
Shion gli stava trattenendo il braccio e lo stava scongiurando disperatamente.
Nezumi, non ucciderlo.
Già. Diresti così. So che diresti così e mi fermeresti. Sei sempre stato – e sempre lo sarai – un ingenuo buonista.
Shion…
“Beh, se il destino lo vorrà, ci rincontreremo.” L’uomo montò a cavallo con un salto e affondò i talloni nelle staffe. Il cavallo grigio nitrì e partì al galoppo. L’uomo e l’animale scomparvero in una nuvola di polvere.

Il vento soffiò, facendo ondeggiare i cespugli.
Le nuvole coprirono il cielo, la terra sembrava stesse venendo divorata dall’oscurità della notte.
Shion.
Un piccolo spiraglio si fece largo tra le nubi, rendendo visibile il cielo di una tonalità violacea.
Una stella brillò, solitaria.
Lontano, sotto lo stesso cielo, c’era No.6.
Nezumi si arrese al vento mentre guardava intensamente in alto, verso quella stella.


-- END OF CHAPTER --

Shion e Nezumi in abiti feudali (o semplici kimono) - Official Art by toi8


Note:
1) Il marchio di Caino: ho fatto qualche ricerca -dato che me ne intendo più di shintoismo che di religione cristiana- e ho scoperto (magari voi lo sapete già) che, in soldoni, dopo che Caino uccise suo fratello Abele, gli altri esseri umani cominciarono a fremere dal desiderio di vendicare il fratello morto. Per salvare la pelle a Caino, Dio appose un "marchio" su di lui, in modo che tutti fossero consci del fatto che se l'avessero toccato, se la sarebbero dovuti vedere con il Signore in persona. Resta il fatto che Caino era perfettamente riconoscibile da tutti grazie a quel marchio, che nonostante gli abbia salvato la vita, è stato anche il simbolo dei suoi peccati.
2) L'Aster: è questo fiore, anche chiamato in Giappone Shion (紫苑). Karan ha chiamato Shion così pensando appunto a questo fiore, che, guarda caso, ha lo stesso colore degli occhi del suo amato figlio. Se si traduce il nome dal giapponese, letteralmente, significa "Non ti dimenticherò" e BOH IO PIANGO CAPITe /muore.
3) Coda di Cavallo, Rasato e Abbronzato: questa è una mia pura libertà. In inglese venivano usate sempre perifrasi come "l'uomo con la coda di cavallo, l'uomo dalla testa rasata, ecc." Un po' per ovviare al problema delle ripetizioni, un po' perché ero stufa di scrivere, ho deciso di usare quei nomi. Non è una cosa tanto strana, comunque. Ho praticamente copiato Murakami Haruki (scrittore che amo tantissimo e che vi consiglio di leggere), anche lui usa in alcuni suoi racconti questo tipo di abbreviazioni. Mi ricordo in particolare che in 1Q84 c'erano proprio due guardie del corpo (brutte e cattive) chiamate per tutto il libro Rasato e Coda di Cavallo.

NdT: Credo che prima o poi rileggerò i capitoli, correggendo eventuali errori. Poi li sistemerò in formato PDF, rendendoli scaricabili, MA tutto questo PROSSIMAMENTE... [parte pubblicità]. さようなら!

1 commento:

  1. Ah Nezumi...!
    Voglio diecimila Novel solo si di lui!
    Grazie per averlo tradotto!

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