domenica 4 agosto 2013

Kizumonogatari [novel ita] - 002, parte 1







Current Mood: ---
Listening toMONSTER - Ling Tosite Shigure



Kizumonogatari - 002



È perché non sono bravo a fare amicizia. 
Sono sicuro di aver già detto qualcosa a riguardo.

Ripensandoci, era un Sabato, il 25 di Marzo, appena prima delle vacanze primaverili, durante il pomeriggio dopo la cerimonia di chiusura—in quel momento, stavo gironzolando per il Liceo Privato Naoetsu.  Non facevo nemmeno lontanamente parte di alcun club scolastico.
Stavo davvero soltanto facendo una passeggiata, non avendo niente da fare. 
Non avevo proprio per nulla l’aria festiva o eccitata per l’inizio delle vacanze di primavera. 
Non che sentirsi non influenzato da una vacanza come la pausa di primavera, o ad esempio quelle estive o invernali, o magari persino la Golden Week, fosse qualcosa di cui uno studente dovrebbe vantarsi, ma siccome si trattava di me, sebbene fossi felice che la mia vita scolastica stesse per concludersi nel terzo semestre finita la pausa primaverile, al tempo stesso, una vacanza lunga dal mio punto di vista era fin troppo lunga, ad essere onesti.
Soprattutto perché per quelle vacanze non avevamo compiti da svolgere.

Per qualche ragione, non avevo voglia di stare a casa.

Era semplicemente per quello—la cerimonia di chiusura finisce, ognuno porta le pagelle nella propria aula, e poi la classe si dissolve per ritrovarsi lì di nuovo all’inizio del trimestre seguente, e nonostante ciò non avevo per niente voglia di tornarmene dritto dritto a casa e, detto ciò, non c’era un solo luogo in cui passare del tempo, al posto di sembrare un individuo losco bighellonando vicino alla scuola.

Non c’era nulla da fare.
Era più un ammazzare il tempo che ammazzare il tempo libero.
Ad essere sinceri, nonostante andassi a scuola in bicicletta, questa era ancora nel deposito delle bici—era la manifestazione evidente della mia intenzione di non tornare subito a casa.
Comunque, potete chiamare la mia passeggiata una passeggiata.
Naturalmente, non era per fare dell’esercizio fisico.
Se dovevo ammazzare del tempo, allora c’erano delle cose all’interno della scuola che sarebbe valsa la pena di rompere, ma siccome non ero dell’umore di tornare a casa, non ero neppure dell’umore di entrare di nuovo nell’edificio scolastico—e poi, siccome era il pomeriggio subito dopo la cerimonia di chiusura, c’erano di sicuro molte persone che stavano partecipando alle attività dei club scolastici.
Non mi piacciono le persone che si danno così tanto da fare.

Beh, non ero molto entusiasta della cosa dei club scolastici nella mia scuola. Era avvenuto un evento eccezionale l’anno prima: c’era questo studente enorme, simile a un mostro, che si era appena iscritto; per sbaglio gli era capitato di entrare nel club femminile di basket, e quello che successe dopo si può riassumere in qualche slogan, come ad esempio “L'importante è partecipare” per quanto riguarda i club sportivi.

Comunque, stavo camminando intorno agli edifici della scuola facendo quella sottospecie di passeggiata, sebbene non ne avessi l’intenzione, quando iniziai a pensare che fosse arrivata l’ora di ritornare alle biciclette e incamminarmi verso casa—avevo fame dopotutto—e sorprendentemente capitò che qualcuno si trovasse da quelle parti.
Siccome erano ormai iniziate le vacanze primaverili, non sapevo bene se considerarmi uno studente del secondo o del terzo anno, tuttavia vorrei sottolineare che una studentessa molto popolare del mio stesso anno—Hanekawa Tsubasa, stava camminando di fronte a me.
Mi stavo chiedendo che cosa stesse facendo con le mani dietro la testa, ma comunque sembrava che si stesse sistemando le trecce. Un lungo nastro intrecciato le decorava i lunghi capelli. Sebbene le trecce da sole sono piuttosto insolite di questi tempi, aveva lasciato dei ciuffi sciolti. 
Indossava l’uniforme scolastica.
Non si era cambiata. La gonna era lunga fino a dieci centimetri sopra il ginocchio, come da regolamento.
Una gonna nera.
E indossava la giacca obbligatoria della scuola sopra la camicetta.
E obbligatorie erano anche le calze bianche e le scarpe. 
Certamente, era l’abbigliamento appropriato di una studentessa modello. 
E per dirla tutta, lei lo era. 
Una studentessa modello nel profondo, e una rappresentante di classe nel profondo.
Io ero in una classe diversa sia durante il mio primo anno che durante il secondo, il che probabilmente è il motivo per cui lei non mi conosceva, ma io invece avevo sentito parlare di lei, di com’era come rappresentante di classe. 
Siccome avevo solo sentito dei pettegolezzi, anche se potevano essere veri solamente per metà, lei probabilmente era davvero una studentessa modello.
Sono sicuro che sarà una rappresentante di classe anche durante il terzo anno. 
E avrà voti eccellenti. 
Sembra strano detto così, ma pare che lei sia così intelligente, da essere quasi anormale. Ottenere punteggi perfetti ad ogni esame è un gioco da ragazzi per lei. Chiunque faccia un esame si sorprenderebbe se si trovasse come primo classificato, ma questo non è il caso di Hanekawa Tsubasa, che si trova al primo posto da due anni a questa parte.
Coloro, come me, che si sono iscritti ad una scuola privata di livello superiore come il Liceo Naoetsu, cominciano a disperarsi fin da subito e nel complesso si trascinano giorno dopo giorno verso la fine dei tre anni, il che fa capire quanto sia abissale la differenza tra noi e lei.
Hmm.
Quindi, per il momento, finii con l’osservarla attentamente.
Anche se eravamo in classi diverse, se anche l’avessi conosciuta, e sebbene non l’avessi mai vista spesso in giro—immagino che fui piuttosto sorpreso di incontrare qualcuno come lei, in quel modo, dopo la cerimonia di chiusura.
Beh, chi se ne importa.
Le coincidenze accadono ogni tanto.
Sembrava che provenisse dai cancelli della scuola e ripensandoci attentamente, se considerate quanto io stessi gozzovigliando lì in giro, non è che sia così strano.
Naturalmente, Hanekawa non mi riconobbe.
Sembrava talmente concentrata sulle sue trecce, che non notava quasi per niente me o le altre persone—beh, anche se fossi entrato nel suo campo visivo, io e Hanekawa ci saremmo solo scambiati un cenno del capo.
Hahaha.
O meglio, una studentessa modello come Hanekawa avrebbe sicuramente odiato un parassita senza pensieri come me.
Una ragazza seria, e un ragazzo spensierato  quale ero io.
Probabilmente è meglio che lei non mi conosca.
Passeremo l’uno accanto all’altra, così, semplicemente.
Anche se dico così, non è che avessi bisogno di scappare via.
Se avessi continuato a camminare a passo costante, fingendo di non averla notata—e se entrambi avessimo fatto altri cinque passi, ci saremmo passati accanto, semplicemente così.
Io.
Probabilmente non dimenticherò questo momento per il resto della mia vita.
Senza alcun preavviso— arrivò una folata di vento dal davanti.
“Ah…”
Beh.
Mi era scappato quel sussulto per errore.
La parte frontale della gonna a pieghe lunga dieci centimetri sopra il ginocchio di Hanekawa venne sollevata.
Normalmente, una ragazza l’avrebbe immediatamente abbassata, di riflesso—ma non ci fu un buon tempismo, dato che aveva entrambe le mani dietro il capo, che si muovevano ancora in maniera complicata tra le trecce. Se l’aveste visto da dove mi trovavo io, poteva sembrare come se si fosse messa in posa, con le mani raccolte dietro la testa. Ecco come appariva il tutto.
E questa invece era la situazione riguardante la gonna.
Ogni cosa era visibile.
Non che il tutto fosse vistoso— era della biancheria elegante, solo che non potevi distogliere l’attenzione dal tanto fascino che aveva.
Era pulita e completamente bianca.
Non che sia stato provocante, solo che la parte in bella mostra era molta. La forma era larga, il tessuto spesso—non che sia stato provocante, ma se non ne parlassi è come se mostrassi una mancanza di interesse per il sesso opposto.
Ad ogni modo, mi ricordo la luminosità spiazzante di quel candore.
E il tessuto non era nemmeno liscio.
Un disegno bianco era ricamato sulla parte centrale—si trattava probabilmente di una composizione floreale. La simmetria del ricamo tra la parte sinistra e quella destra formava miracolosamente un equilibrio perfetto. E nel centro esatto c’era un fiocco.
Quel fiocco intensificava ulteriormente l’impressione complessiva di tutto ciò.                                                         
Oltretutto, appena sopra le mutandine si intravedeva un ombelico piuttosto carino. La gonna era stata ripiegata così tanto che quella parte risultava quasi oscena. Si poteva anche chiaramente vedere l’orlo della camicetta. Non mi sarei mai aspettato che un orlo potesse essere così provocante. Beh, pensai che il rivestimento interno della gonna fosse abbastanza nuovo. Sembrava una specie di essere sacro mentre restava lì, alzato, e mi diede un’idea piuttosto buona dell’indumento che chiamiamo gonna.
E comunque, la scena di una gonna che si solleva era squisitamente bella.
E inoltre, il bianco candido di quelle mutandine era qualcosa di cui vale la pena parlare, assieme alle parigine, e il blu intenso della gonna, in contrasto con lo sfondo, certamente risaltava e attirava l’attenzione. Rispetto alle altre gonne che le ragazze indossano, questa era un’elegante opera d’arte che spiccava e stendeva un velo sulle altre. Le stesse pieghe della gonna sembravano fatte di velluto.
Come starete pensando anche voi, sembrava che lei si stesse vantando della sua biancheria intima con me, tenendo le mani dietro la testa.
Lei.
Alla fine, Hanekawa Tsubasa non aveva mosso un dito.
Era tutto previsto?
La sua espressione si paralizzò, mentre rimaneva in quella posa, con la gonna che veniva sollevata.
Penso che tutto sia accaduto nello spazio di un secondo.
Ma a me sembrava passata un’ora—beh, mi sembrava un’allucinazione, come quando stai per morire e vedi passarti la vita davanti. Quello che vidi in quel momento, l’avrei ricordato per tutta la vita, e non era affatto un’esagerazione.
A tal punto che la superficie dei miei bulbi oculari si sarebbe potuta seccare.
La parte inferiore del suo corpo aveva totalmente catturato la mia attenzione.
Beh, è ovvio che mi rendo conto—è ovvio che mi resi conto che sarebbe stata buon’educazione distogliere indifferentemente lo sguardo.
Se fosse stata una situazione normale, perfino io l’avrei fatto.
Se mi fossi trovato a salire delle scale e avessi avuto una ragazza che le saliva di fronte a me, come minimo mi sarei concentrato con tutto me stesso nel guardare unicamente i miei piedi.
Ma siccome non sono quello che chiamereste un perfetto gentiluomo, mi comporterei sempre più o meno come ho appena descritto, quando si tratta di benedizioni come questa che saltano fuori dal nulla—quando non sono minimamente preparato.
Era come se la figura di Hanekawa si fosse impressa a fuoco nella mia retina.
Se mi capitasse di morire in questo momento, e se a qualcun altro capitasse di trapiantarsi i miei occhi, resterebbe allucinato dalla biancheria intima di Hanekawa per tutto il resto della sua vita.
Questo fu l’impatto che ciò ebbe su di me.
Beh, si trattava pur sempre delle mutandine di una studentessa modello.
".................."
Allora.
Per quanto ancora ho intenzione di continuare a descrivere l’intimo di una studentessa modello?
Come potete immaginare, la gonna di Hanekawa si era già abbassata.
Era stato davvero solo una frazione di secondo.
E poi, Hanekawa…
Mi guardò—come se stesse mettendo a punto un qualche piano.
Mi fissò.
“…umm.”
Ahi.
Quello era davvero un brutto momento per interagire con lei.
Cosa avrei dovuto fare in un momento simile?
“Non…non ho visto niente, va bene?”
Provai con una menzogna scontata.
Ma Hanekawa ignorò la mia stupida bugia e continuò a fissarmi. Pareva che avesse finito di sistemarsi i capelli, quindi abbassò le mani e, sebbene un po’ in ritardo, si sistemò la gonna.
Era decisamente troppo tardi.
E poi, per un istante, distolse lo sguardo come se stesse guardando il cielo. Dopo tornò a guardarmi, dicendo,
“Ehehe..”
Così.
Per che cos’era quel sorrisetto imbarazzato?
…..oh.
Voi ridereste di questo?
È una donna piuttosto raffinata—proprio come ci si aspetta da una perfetta rappresentante di classe.
“Beh, cosa dovrei dire, non so?”
Tap, tap, tap, thud.
Usando le ginocchia come se fossero dei cuscinetti, Hanekawa si fermò davanti a me, le gambe unite.
Diminuendo la distanza tra noi da 10 passi a 3, circa.
Era abbastanza vicina, forse fin troppo.
“Non importa come la vedi, le gonne hanno un coefficiente di sicurezza molto basso quando si tratta di nascondere cose che non vorresti gli altri vedessero. Immagino che forse un firewall contro i guardoni potrebbe essere più utile.”
“I-io…non ne ho idea…”
Mi agito sempre quando la gente usa certi concetti.
Quindi, io sono il virus?
Non ero sicuro al cento per cento di cosa fosse—cosa fosse che la rendeva felice, ma d’altro canto non c’era nessuno del Liceo Naoetsu lì intorno.
C’eravamo solo io e Hanekawa.
Il che significa che io ero stato l’unico ad aver visto le sue mutandine.
E notare quel fatto aumentò di un po’ il mio ego, anche se non è comunque questo il punto della questione.
“Stavo verificando qualcosa riguardo la Legge di Murphy, prima. Probabilmente è sotto questo punto di vista che dovresti vedere la faccenda. Se hai le mani impegnate in qualcosa sulla nuca, dietro la testa, e per esempio ci dovesse essere un colpo di vento in quell’istante—la gonna ti coprirà sempre dietro, ma sorprendentemente ci sarà un punto scoperto di fronte.”
“Già…così sembra, credo.”
Non lo so.
O meglio, è imbarazzante.

Hanekawa non ne aveva l’intenzione forse, ma comunque sembrava proprio che mi stesse sgridando in continuazione con un giro di parole—detto ciò, se ci badate, non doveva davvero cercare di persuadere qualcuno in un momento simile riguardo la colpevolezza, che comunque io stesso sentivo, nell’esser stato testimone di “cose che non vuoi che gli altri vedano”.
Per di più, il suo sorriso…
Non divaghiamo su questo argomento.
“B-beh, non ti preoccupare. È stata una bugia dire che non ho visto nulla, ma davvero, non sono riuscito a vedere quasi niente della parte di sotto.”
Anche questa era una bugia.
Una bugia quasi punibile per legge, se ci pensate.
“Uh, umm, hmm?”
Hanekawa inclinò la testa.
“Immagino che dirlo metta più a loro agio le ragazze, normalmente.”
“B-beh, so che non ci crederai, ma la verità è che non sto cercando di ingannarti.”
“Capisco, quindi non lo stai facendo.”
“Già, e mi dispiace che tu non ti senta a tuo agio. Però penso che anche tu potresti avermi mentito.”
Le parole di un uomo che aveva mentito solo pochi istanti prima.
“Me lo sto immaginando io, o pare proprio che i dettagli riguardanti la mia gonna saranno descritti in circa quattro pagine?”
“Lo sono, davvero, lo sono. Finora, stavo descrivendo quella scena bellissima, direi commovente.”
Questa non era una bugia, sebbene fosse un eufemismo.
“Beh, ora devo andare.”
E quindi, facendo un gesto con la mano, indicando ad Hanekawa che non intendevo prolungare oltre quella conversazione, cominciai ad andare avanti.
A passo rapido.
Ahh, che sto facendo?
Hanekawa probabilmente sarebbe andata dritta a casa e forse avrebbe mandato un’e-mail alle sue amiche raccontando di come io avevo finito col vedere la sua biancheria intima. Non credo che una studentessa modello lo farebbe, e siccome lei lo è, sono quasi sicuro che non lo farà.
Beh, Hanekawa non sa nemmeno il mio nome…così come la maggior parte degli studenti del mio stesso anno.
Capendo che in fondo ero un po’ troppo agitato, rallentai il passo, e poi,
“Aspetta un attimo!”
Una voce mi raggiunse da dietro.
Era di Hanekawa.
Cosa? Alla fine mi aveva seguito!
“Finalmente sono riuscita a raggiungerti. Cammini davvero velocemente.”
“…non stai andando a casa?”
“Hmm? Beh, sì, ma perché stai andando verso la scuola, Araragi-kun?”
".................."
Conosceva il mio nome.
Ehhhh?
Non ho un nome comune o bizzarro, niente di simile!
“…beh, vedi, sto andando a prendere la bicicletta.”
“Oh! Quindi vieni in bici?”
“Beh, sì…abito piuttosto lontano da qui, sai—”
Ehi, chi se ne importa.
Eppure sembrava che lei non sapesse che io facessi avanti e indietro ogni giorno in bici.
“…perché sai il mio nome?”
“Eh? Beh, è ovvio che io lo sappia. Siamo nella stessa scuola, no?”
Hanekawa lo disse come se fosse scontato.
La stessa scuola, dici eh… lo fai sembrare come se fossimo nella stessa classe.
“Beh, forse tu non conosci me, Araragi-kun, ma il cognome “Araragi-kun” è famoso direi.”
“Cosa?”, chiesi senza pensarci.
Non è famoso il tuo di cognome, casomai?
E comunque, io non sono nient’altro che un sassolino in una strada sterrata al Liceo Naoetsu –sarebbe sospetto persino se uno dei miei compagni di classe sapesse il mio nome e cognome interi.
“Hmm? C’è qualcosa che non va, Araragi-kun?”
"............"
"Scrivendo la 'a' (阿) che c’è in 'ka' (可) della parola 'kanou' (可能 / possibilità), due 'ra' (良) da 'ii ko' (良い子 / bravo bambino), e la 'gi' (木) da 'jumoku' (樹木 / alberi e cespugli), si ottiene Araragi-kun (阿良々木くん). E il tuo nome invece è 'koyomi' (暦) da 'toshitsuki no koyomi' (年月の暦 / il calendario annuo), no? Ed ecco che si ha Araragi Koyomi-kun (阿良々木暦くん)."
"............"
Sapeva anche il mio nome intero e i kanji usati per scriverlo.
Stai scherzando…
Tenendo presente che conosce il mio nome e la mia faccia, se le capitasse di avere un Death Note(1), sarei un uomo morto…..
In realtà, sarei morto comunque dal momento che era lì davanti a me.
“Tu sei—Hanekawa”, le dissi di rimando, per avere una specie di vendetta e, per non darle conferma, non annuii nemmeno a ciò che aveva detto.
“Hanekawa Tsubasa.”
“”Uah!”
Hanekawa mi guardò davvero sorpresa.
“È incredibile che tu conosca il mio nome!”
“L’unica persona che ottiene il massimo del punteggio negli esami di fine semestre, in educazione fisica e in artistica non potrebbe essere nessun’altra se non Hanekawa Tsubasa.”
“Eh? Ehi…avanti, smettila! Perché sai così tante cose di me?”
Un’Hanekawa ancora più sorpresa.
Non sembra che stia recitando.
“Eh…? Non è che mi stai stalkerando, Araragi-kun? Oh Dio, però forse sono io che sono troppo paranoica?”
“…non è così.”
Comunque sia—sembra che lei non sia al corrente del fatto che è famosa.
Probabilmente pensa di essere “normale”.
Immagino che possa essere ritenuta una ragazza normale solo per il fatto che è un po’ seria, no?
Oltretutto, sono abbastanza scortese a trattare una persona famosa in questo modo—beh, mi sono lasciato andare, quindi è già tanto se me ne sono accorto.
Comunque, a dirla tutta, far notare tutto questo non ha per niente senso…
Le risposi in modo appropriato.
“L’ho saputo dai miei amici alieni.”
“Eh? Hai degli amici, Araragi-kun?”
“Ma prima chiedi se sono alieni!”
Bene, ho dato prova del mio essere uno tsukkomi (2) al mio primo incontro.
Comunque, è stato abbastanza scortese da parte sua, anche se non aveva cattive intenzioni.
“Beh, umm,”, e siccome l’aveva notato anche lei, come ci si aspetterebbe, sembrò un po’ in imbarazzo a dirlo. “Beh, sembri il tipo di ragazzo gentile che gironzola in giro da solo, Araragi-kun.”
“Esiste davvero un tipo gentile in questa categoria?”
Anche se stavamo parlando di me per adesso.
Pareva che nemmeno lei sapesse darmi una risposta.
“Beh, come hai detto tu, non ho amici. Tu sei comunque famosa, e lo sei talmente tanto da essere conosciuta tra chi non ha amici.”
“Ehi, dai!”
Hanekawa sembrava un po’ infastidita.
Eppure è il tipo di ragazza che ride imbarazzata, anche dopo aver esposto sfacciatamente ciò che c’è sotto la sua gonna.
“Non mi piacciono gli scherzi di questo tipo. Non prendermi in giro così, per favore.”
“…va bene.”
Annuii semplicemente, siccome obiettare avrebbe scatenato una discussione.
Oh Dio.
Ero in piedi davanti ad un semaforo rosso all’incrocio davanti ai cancelli della scuola—e Hanekawa era lì con me.
............
Perché mai mi avrebbe dovuto seguire?
Si era dimenticata qualcosa a scuola?
"Ehi, Araragi-kun."

Mentre pensavo quello,
Hanekawa disse questo.

“Credi nei vampiri, Araragi-kun?”

{Continua nella parte 2}


Note:
(1): Death Note. C'è davvero bisogno di una spiegazione? In breve, per quanto riguarda il significato che Koyomi vuole farci venire in mente è quello delle due prime fondamentali regole del Death Note, ossia "L'umano il cui nome viene scritto su questo quaderno morirà." e "Questo quaderno non avrà effetto a meno che chi scrive non abbia in mente il viso della persona mentre scrive il suo nome".

(2): tsukkomi. Nel Manzai, è uno dei due personaggi comici, quello razionale e con la testa sulle spalle, che cerca di riportare la conversazione su un piano logico, nonostante l'azione contraria del boke, che appunto è l'emblema del nonsense e della comicità popolare.



Le pantsu della Hanekawa, dall'anime di Bakemonogatari.

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