Current Mood: idk, ho il gatto sdraiato sulla pancia, fate un po' voi...
Listening to: OST varie di Evangelion
Prima parte del quarto (e, ahimè, ultimo) capitolo di No.6 Beyond. Non so che dire perché non c'è niente da dire. Questo capitolo è perfetto così, senza aggiungere nulla [incredibilmente, non ho dovuto mettere neppure note a fine pagina]. A voi.
NO.6 BEYOND
Le Giornate di Nezumi
Le nubi coprirono il sole e la pianura si oscurò rapidamente. L’aria perse velocemente calore e il bel
tempo che c’era stato durante il giorno sembrò ben presto un’illusione. Le
lande erano punteggiate da arbusti e alberi per niente alti; se ci si fosse
messi su un terreno un po’ più elevato, si sarebbe potuto ammirare l’orizzonte.
Il terriccio rossastro ricopriva ogni cosa e massi dalle
forme spigolose erano sparsi ovunque l’occhio si posasse. Era il dipinto della
desolazione e dell’infertilità stessa. Ma alcuni arbusti affondavano le loro
radici in sorgenti naturali d’acqua limpida. Questi cespugli erano
contraddistinti dal loro colore verde, di una sfumatura più lussureggiante di
quella degli altri, e dai loro rami che producevano frutti rossi. I frutti
erano grandi come il pugno di un infante ed erano troppo duri per essere
mangiati, ma il loro colore brillante era meraviglioso e si intonava alla
perfezione con il marrone rossastro del terreno e il verde della vegetazione.
Nezumi si accovacciò vicino alla sorgente e raccolse
dell’acqua mettendo le mani a coppa.
Era deliziosa. Per uno che aveva viaggiato per quella
terra arida, quest’acqua era al pari di un nettare rigenerante che gli ridava le
forze e che accelerava il loro recupero.
“Ehi, ragazzi, volete darvi una rinfrescata anche voi?”
Due topini ficcarono le loro teste fuori dalla tasca della giacca. Si
precipitarono già dalla gamba di Nezumi e, una volta raggiunto il terreno, non
degnarono quasi di uno sguardo la sorgente, piombando invece sui frutti rossi.
La buccia della frutta era troppo dura perché un umano
potesse morderla, ma evidentemente non era un problema per gli incisivi dei
roditori. I topini divorarono un frutto intero in pochi istanti, emettendo
squittii allegri per tutto il tempo.
Un topo dal pelo marrone chiaro—Shion l’aveva chiamato
Hamlet—alzò lo sguardo e inclinò la testa come se gli fosse stata posta una
domanda.
“No, va tutto bene,” disse Nezumi. “Non credo che
riuscirei a mangiare quel frutto. Non preoccuparti per me; ho molte altre cose
da mangiare.”
Soddisfatto in apparenza dalla risposta del suo padrone,
Hamlet iniziò a mordicchiare di nuovo il frutto. Nezumi prese un altro sorso
d’acqua, poi si lavò il viso. Si tolse i vestiti e immerse il corpo nella
sorgente.
Era lontano dall’essere un piacevole bagno caldo, ma
l’acqua fresca aveva un effetto rinfrescante. La sorgente era più profonda di
quanto pensasse: se si fosse immerso totalmente sott’acqua, avrebbe potuto
vedere il punto in cui l’acqua fuoriusciva dal fondo sabbioso.
Diversi pesciolini stavano nuotando lì intorno, tra le
ombre delle alghe che ondeggiavano pigramente secondo la corrente e che gli
ricordarono una danza sinuosa e armoniosa.
Lì c’era un mondo totalmente diverso da quello sulla
terraferma.
“Credi che sia sempre pacifico sott’acqua?”
Quanto tempo era passato? Shion aveva mormorato quelle
parole una volta, lo sguardo perso a mezz’aria.
Erano in quella stanza nel West Block. Era l’alba.
Ricordava che la pioggia persistente si era finalmente placata dopo tre giorni
e la notte aveva portato un freddo pungente che aveva ricoperto l’intero
Blocco. Ma ora stava iniziando a rischiarare.
Giusto il giorno prima, poco dopo il tramonto del sole,
Rikiga aveva fatto una delle sue rare comparse al luogo dove abitava Nezumi.
“Shion, ho portato questo da mangiare, è tutto tuo.”
Rikiga, che aveva sfidato coraggiosamente i venti freddi e capricciosi per
arrivare fin lì, fece enfasi sul ‘tutto tuo’ mentre allungava una borsa di
carta a Shion.
“Wow, fantastico! Pane bianco e carne!”
“Ci sono anche verdure fresche e del vino. Oh, e del
formaggio. Un bel banchetto, non credi?”
“Possiamo fare davvero una gran cena con queste cose!”
disse Shion, era a bocca aperta. “Rikiga-san, ci stai davvero dando tuta questa
roba gratis?”
Rikiga arricciò le labbra e scosse la testa. “Non ‘ci’.
La sto dando a te. Non fraintendere
questa parte. Capito, Shion? Sei tu che mangerai tutto questo. Senza dubbio non
hai alcun motivo di dividerlo con un certo attore furbastro e dalla lingua
lunga.”
“Mangeremo tutti insieme,” disse Shion, raggiante. “Ho
promesso ai bambini di leggere loro un libro domani. Faremo una zuppa deliziosa
e sostanziosa e la mangeremo insieme. Sarà un pranzo splendido.”
La faccia di Rikiga si contorse. La sua espressione era
quella di qualcuno la cui schiena prudeva terribilmente, ma non riusciva a
raggiungere il punto che faceva solletico, non importava quanto si contorcesse.
Nezumi soffocò una risata dietro il libro che stava leggendo.
“Cosa? Cosa c’è di così divertente, Eve?”
“Oh, nulla. Non avevo intenzione di ridere. Ma se proprio
vuoi saperlo, è perché hai fatto una faccia così carina, vecchio, che non ho
potuto far altro che sorridere.”
Nezumi chiuse il
libro e si alzò. Diede un’occhiata all’interno della busta di carta che Shion
reggeva per mostrargliela ed emise un lungo fischio.
“Oh, santo cielo. È molto più del solito regalo di
corteggiamento. Chi cerca trova, eh? Solo chi è ben inserito nel mercato nero
può riuscire a trovare questo ben di Dio, non è vero, Signor Rikiga, signore.”
“Stai dicendo che io
lavoro nel mercato nero? Io sono un imprenditore di tutto rispetto.”
“Un imprenditore che vende donne agli ufficiali di No.6 e
ci guadagna somme esorbitanti? Che lavoro filantropico e caritatevole che
svolgi. Le mie più umili scuse.”
Rikiga scoprì i denti, facendo un’espressione simile a
quella che si fa quando si mangia un limone.
“Shion, ascoltami. Sei libero di preparare una zuppa con
la carne e le verdure o di mangiartele anche crude, ma qualsiasi cosa tu decida
di fare, non fargliene averne neanche un boccone. Non permettergli di sentirne
nemmeno il profumo.”
Shion non stava prestando attenzione. Gli occhi gli
brillavano mentre svuotava il contenuto della borsa sul tavolo.
“La zuppa di Nezumi è la migliore in assoluto,” disse.
Patate, una cipolla e un cavolo, carote. Tutto era
fresco, come appena raccolto. I topi squittivano incessantemente dall’alto di
una pila di libri.
“Usa pochissimi condimenti, ma è comunque buonissima,”
continuò Shion. “Con tutti questi ingredienti, dovremmo essere in grado di fare
la miglior zuppa di sempre. Ne saranno tutti così felici. Grazie, Rikiga-san.”
“Ah…ma, beh, Shion. Quello che sto cercando di dirti è
che sono venuto qui apposta per—”
“Prima di iniziare a mangiare, diremo una preghiera per
ringraziarti, Rikiga-san. Non sarà un rito poco convinto. Sono sicuro che tutti
te ne saranno davvero grati. Vero, Nezumi?”
“Certamente. Diremo ‘Sono grato e auguro tutto il meglio
dal profondo del mio cuore a quest’anima compassionevole. Prego che la sua
nobile coscienza sia libera per sempre da ogni dolore o pena’,” disse con la
voce di una fanciulla innocente. Rikiga aveva un debole per le cose innocenti,
pure e senza peccato. Forse era perché aveva interiorizzato la sua stessa corruzione, o forse era semplicemente
una sua fantasia, ma, qualsiasi fosse la ragione, non riusciva a non esserne
attratto.
Che fosse una fanciulla innocente o una prostituta
all’angolo; una nobile dama o un giovane d’alta classe; un mercante scaltro o un filosofo avanti con gli anni,
Nezumi poteva diventare qualsiasi cosa avesse desiderato l’altra persona. Anche
se per un solo momento, avrebbe potuto mostrare loro l’illusione di ciò che
desideravano usando semplicemente la voce.
In quel momento, era sicuro che Rikiga avesse visto il
volto di una ragazza incontaminata sovrapposto sul suo. Gli occhi erano
connessi al cuore e in questo modo non potevano far altro che mostrargli più di
quanto ci fosse in realtà. Rifiutavano persino di riconoscere quello che non
volevano vedere.
“Dannazione! Te e i tuoi trucchetti da attore di classe
B! Non credere di poterti prendere gioco di me e farla franca, Eve.”
“Non mi sfiora nemmeno il pensiero di fare una cosa tanto
disgustosa come manipolarti secondo ogni mio capriccio, vecchio,” disse Nezumi
con un alzata di spalle.
Che volpe, è
decisamente furbo. Ha una personalità talmente
sgradevole, se confrontata con il suo aspetto. Shion, perché non ti trasferisci da me prima
di iniziare ad essere influenzato da quello lì? Eve, se non cambi
atteggiamento, ne pagherai le conseguenze un giorno. Ma certo, la prossima
volta porterò anche del burro. Intendo per te, Shion. E porterò anche della
frutta. Non permettere a quella volpe bastarda di mangiarsela tutta.
Rikiga andò avanti per un po’ con quel lungo lamentio,
poi tornò a casa.
“Non sta mai zitto,” brontolò Nezumi. “La cosa più giusta
da fare sarebbe stata consegnarci quel bendidio e tornarsene dritto a casa. È
il ritratto dell’indiscrezione, prolungare la sua presenza in quel modo.”
“Beh, credo che sia stato carino da parte sua,” disse
Shion. “Ci ha portato tutte queste cose costose. Mostri ingratitudine parlando
male di lui.”
“Hah,” lo schernì Nezumi. “Qualcuno degli ufficiali di
No.6 dev’essersi preso una cotta per una delle donne che il vecchio mette a
loro disposizione. E probabilmente si mette in tasca un bel malloppo
organizzandogli incontri con quella donna, anche se comunque, per uno come lui,
non dev’essere troppo difficile ottenere quelle cose da No.6.”
“Ma ha deciso di condividerle con noi invece che
tenersele tutte per sé. Non si aspettava niente in cambio. Credo che sia stato
un gesto nobile.”
“Nobile? Starai scherzando, spero!”
“Mi sbaglio?”
Nezumi sorrise, muovendo solo una parte del volto. Trovava
la natura fiduciosa di Shion irritante e al tempo stesso divertente. La sua
schiettezza e la sua buona volontà nell’avere fiducia erano sconosciute a
Nezumi. Erano inutili tanto quanto dei frivoli ricami su un pezzo di stoffa.
Rikiga l’aveva fatto perché si sentiva in colpa.
Provava vergogna perché faceva grand’affari vendendo
donne del West Block agli uomini di No.6 e perché si arricchiva grazie a quel
commercio illecito. Da un lato, significava che il cuore di Rikiga non era
stato ancora del tutto corrotto, ma dall’altro, era un segno di debolezza.
Rikiga aveva voluto assolvere le sue colpe, la sua stessa
debolezza, dando a Shion parte di quello che aveva guadagnato. Voleva vedere il
sorriso spensierato di Shion, sentire la sua gioia, e trarne un po’ di
sollievo. Ecco come erano andate le cose. Eppure, Shion non riusciva a vedere
oltre questa facciata.
Perché si fida così
facilmente delle persone? Come ci riesce? Come può continuare a farlo? È un
mistero assoluto.
“Nezumi?” Shion sbatté le palpebre guardandolo, incerto.
“A cosa stai pensando?”
“A niente, davvero…ah, non credo che il vino sia adatto
ai bambini. Beviamocelo noi.”
“Va bene. Potremmo berlo accompagnandolo con del
formaggio e un po’ di pane. Che ne dici se aggiungiamo anche qualche patata bollita?”
“Perfetto. Sarà una notte fantastica. Lasciami
riformulare una cosa detta prima—la mia più sincera gratitudine per
l’incredibile generosità di Rikiga-san.”
“Sei piuttosto materiale.”
“Preferisco essere chiamato liberale. Ora, se non ti dispiace, sbuccio le patate.”
“Nezumi, abbiamo solo le tazze per bere.”
“Non potrei chiedere di meglio.”
“Berremo il vino dalle tazze del tè?”
“Ehi, non sei obbligato. Lo berrò tutto io se te non lo
vuoi.”
“Aspetta e spera,” tagliò corto Shion. “Lo divideremo a
metà, in modo equo.”
L’uno versò il vino all’altro, mentre mangiucchiavano del
pane, del formaggio e le patate bollite. L’etichetta sulla bottiglia indicava
che il vino proveniva dalle zone più ad ovest di No.3 e che era uno dei più
costosi. Una delicata dolcezza prendeva presto il posto dell’odore aspro. Era
delizioso.
Ben presto, i due avevano svuotato l’intera bottiglia.
“Reggi piuttosto bene l’alcol, mi pare.” disse Nezumi.
“Colpito?” sogghignò presuntuoso Shion con il volto
arrossato.
“Colpito non direi, davvero, solo un po’ sorpreso. Non
sapevo che bevessi.”
“Questa è la prima volta in vita mia.”
“…Cosa?”
“Questa è la prima volta in assoluto che bevo alcol. Non
credevo che fosse così buono,” disse Shion pensieroso.
“Eh? Aspetta, Shion, ti senti bene? Hai appena bevuto
mezza bottiglia di vino. Ormai dovresti essere un bel po’ ubriaco.”
“Mmmm, no, direi di no,” disse Shion, felice. “Mi fa
sentire bene. E ora mi sento uno sciocco per essermi preoccupato così tanto su
quelle piccole cose.”
“Quali piccole cose?”
“Uh, vediamo,” biascicò Shion, poi ridacchiò. “Non mi
ricordo. Se non riesco a ricordarmene, non dovevano essere troppo importanti
fin dal principio. Ha ha, brindiamo al non aver preoccupazioni! Brindiamo al
vino!”
“Shion—sei decisamente ubriaco.”
“Sono ubriaco? Ho
bevuto del vino, no? È ovvio che io sia ubriaco. O c’è una qualche legge che
dice che non ho il permesso di essere ubriaco?” Shion si sporse così tanto in
avanti che i loro nasi si stavano praticamente per toccare.
“Shion…ti prego dimmi che non attacchi briga con la gente
quando sei ubriaco.”
“Attaccar briga con la gente? Quale gente? Tu?”
“Ci siamo solo noi due qui, oltre ai topi.”
Shion si alzò di scatto e mise una mano sul fianco.
“’Ci siamo solo noi due qui, oltre ai topi.’ Ha ha ha,
com’era? Non è stata un’imitazione fantastica?”
“Imitazione di chi?”
“Te.”
“Neanche un po’.”
“Bugiardo! Sembravi proprio tu.” Shion puntò un dito
contro Nezumi e disegnò un cerchio in aria. “Sai, credo che si sia risvegliato
il mio talento nascosto: fare imitazioni. Magari sono un mimo prodigio. Sono un
prodigio, per forza. I cieli mi hanno
donato questo talento grandioso. ‘Ci siamo solo noi due qui, oltre ai topi.’ Ha
ha, vedi! Sembro proprio te!”
“…è così divertente imitarmi?” disse Nezumi, esasperato.
“Lo è.” Shion si sedette di nuovo e portò il naso
all’altezza di quello di Nezumi. “È incredibilmente divertente. Quando sono con
te, è così bello fare nuove esperienze. A volte mi domando come mai sia così
divertente stare con te.”
Nezumi inclinò la
testa di lato, piegando il mento e provando a sorridere in modo gentile, come
una madre che la dà vinta al suo bambino. I muscoli intorno alle guance però
erano irrigiditi e si rifiutarono di cooperare.
“Capisco. Beh, buon per te, no? Fantastico. Ma credi di
esserti lasciato influenzare un po’ troppo dai cani di Inukashi. Siamo degli
esseri umani, noi. Possiamo comunicare senza bisogno di sfregarci naso contro
naso.”
“‘Siamo degli esseri umani, noi. Possiamo comunicare
senza bisogno di sfregarci naso contro naso.’ Heh heh, com’era? Non sembravi
tu? Ma shai, Nezumi, le persone non possono comunicare così facilmente come lo
fai sembrare te. In confronto al numero di cose che comprendiamo, ci sono molte
più cose che vorremmo riuscire a capi’e ma non riuscia’o. Cento cose—mill’ cose
di più. È coshì che va il mond’.”
“Shion…stai cominciando a biascicare.”
“Ma va alla granne per i cani, ve’o? Tutto quello che
devo’o fa’e è avvicina’e i nasi, fare sniff
sniff per capirshi l’un l’altro. E si lec’ano l’un l’altro, anche.”
“Non azzardarti a leccarmi in faccia.”
“Tran’uillo. Potrei mordere, però,” disse Shion,
allungando l’ultima sillaba in una canzoncina.
“Dacci un taglio, sei ubriaco. Sbrigati e vai a dormire.
Non darmi la colpa se poi domani mattina ti svegli con i postumi della sbornia.
Oltretutto, ti sei fermato un attimo a pensare a quanti anni hai? Hai sedici
anni e non hai la più vaga idea di come bere…Shion? Oi, Shion, che succede?”
Shion gli si stava appoggiando pesantemente contro.
Nezumi riusciva a sentire il suono del suo leggero respiro addormentato.
“Cavoli, mi prendi in giro?” farfugliò Nezumi. “Ehi, non
addormentarti qui! Non ho intenzione di portarti fino a letto, eh.”
Nezumi spostò di un po’ il baricentro. Shion lo seguì a
ruota ed entrambi crollarono sul pavimento. Il respiro di Shion non cambiò per
nulla. Continuò, anzi, regolare e uniforme.
“Dio,” brontolò Nezumi. “Stai sveglio abbastanza a lungo
da blaterale a tuo piacimento e poi ti spegni come una candela. Non potevi
ubriacarti in modo più tipico di così.”
Cheep cheep cheep! Cravat guardò in alto,
smettendo per un attimo di mordicchiare un pezzo di formaggio, e arricciò i
baffi.
È proprio negato,
sembrava volesse dire. Pareva quasi che avesse anche sospirato.
Nezumi non riuscì a trattenersi oltre. Scoppiò a ridere.
Continuò a ridere da solo, con Shion al suo fianco.
Si svegliò.
Sapeva che era l’alba perché l’aria nella stanza si era
fatta ancora più fredda. Il freddo tendeva a peggiorare quando i cieli
orientali cominciavano a rischiararsi. Era quella l’ora in cui il maggior
numero di invalidi, anziani, bambini affamati e persone fisicamente deboli
esalavano il loro ultimo respiro.
La morte scivolava nell’intervallo tra l’arrivo del
mattino e il congedo della notte e portava via le persone. Nonostante tutto però, pensò Nezumi, l’aria ghiacciata e la malnutrizione sono serve della Morte molto più
misericordiose. Molto, molto più misericordiose della spietata violenza.
La cicatrice sulla schiena pulsò.
Spietate—quelle fiamme ostili gli avevano bruciato la
schiena proprio perché erano spietate. Avevano inghiottito la sua famiglia e
trasformato ogni cosa in cenere.
Badump, badump. Il
dolore implacabile avanzò lentamente, diffondendosi per tutta la schiena.
Nezumi si alzò e cercò di respirare in modo regolare. Prese un lungo respiro di
quell’aria gelata che invocava morte ed espirò. L’aria fresca che gli scivolò
per le vie respiratorie era un chiaro segnale del suo essere vivo. Era vivo e
caldo, e ciò era il motivo per cui riusciva a sentire quel freddo
Le persone vive
sono calde. Gliel’aveva insegnato Shion. Shion gli aveva insegnato che
vivere significava percepire il calore di un altro essere umano al suo fianco e
passarsi quel calore l’un l’altro.
Nezumi si passò una mano tra i capelli, poi inspirò ed espirò
profondamente un’altra volta. Per lui, vivere aveva avuto senso solo in
prospettiva della vendetta e nient’altro. La sua stessa sopravvivenza, il fatto
che fosse vivo, significava che avrebbe dovuto vendicarsi di No.6. Un giorno,
un giorno non troppo lontano, avrebbe vissuto e sarebbe sopravvissuto per
infliggere il colpo di grazia a No.6—quello era sempre stato il suo unico
pensiero. Non gli importava di nient’altro. Il suo odio e il suo disprezzo per
No.6 aumentavano soltanto, non diminuivano mai. Ma aveva esitato.
La vendetta era l’unica cosa presente nel suo cuore. Ma
c’era un’altra cosa quasi totalmente diversa—una cosa che non era collegata
affatto a No.6.
Nezumi non era riuscito a capire di cosa si trattasse.
Ecco perché esito. Esitava
mentre si chiedeva che cosa ne sarebbe stato di lui quando avesse finalmente
raggiunto il suo scopo—si sarebbe sentito completamente svuotato o sarebbe
stato ancora pieno? Sarebbe persistito ancora un nucleo d’odio dentro di lui?
Non lo sapeva.
Se tentennava, rimuginava. Pensare troppo creava
un’apertura vulnerabile dentro di lui.
Nezumi allungò una mano dietro di sé e si toccò la
schiena. Le pulsazioni si erano calmate considerevolmente. Presto, sarebbero
sparite del tutto.
“Mm…”
Shion si girò. La notte prima, Nezumi lo aveva trascinato
a letto e Shion aveva continuato a dormire senza emettere un suono, tranne che
per il suo respiro.
“È così—” mormorò
al viso addormentato di Shion. “Così difficile prendersi cura di te, così
impegnativo…sei davvero senza speranza.”
Shion si girò di nuovo. Le palpebre tremarono e si aprirono lentamente. Non c’erano fonti di
luce, salva quella delle braci morenti nella stufa. Nella quasi più totale
oscurità, Nezumi riusciva a vedere la linea chiara del profilo di Shion e dei
suoi capelli.
“Nezumi…hai detto qualcosa?”
Nonostante il fatto che si fosse appena svegliato e che
erano immersi nell’oscurità, l’attenzione di Shion si focalizzò subito su
Nezumi e le orecchie percepirono immediatamente le sue parole.
“Le stavo porgendo i miei omaggi mattutini. Buongiorno,
sua Maestà. Come si sente stamane?—una cosa di questo tipo.”
“Non mi sento…troppo male.”
“Oh. Niente postumi della sbornia? Sembra proprio che tra
te e l’alcol ci sia del feeling. Se non stai attento, finirai come quel
vecchio. Non dire che non ti avevo avvertito.”
“Non puoi avere i postumi se bevi solo il vino. È a base
di frutta, quindi non è pesante per il corpo.”
“Davvero?”
“Sì. Mi sembra di aver letto qualcosa del genere da
qualche parte…o forse me lo sto immaginando.”
“Non sei molto affidabile, eh?”
“Infatti non lo sono. Sono proprio il
contrario—finalmente sto iniziando a rendermene conto.”
“Quindi stai imparando a capirti. Congratulazioni,” lo
prese in giro Nezumi senza volerlo.
Shion indagava sempre se stesso accuratamente,
diligentemente e continuamente. Cercava sempre di avere una visione d’insieme
di ciò che si trovava dentro di lui.
E ciò era meritevole di rispetto e lodi, no?
Nezumi sapeva nel profondo delle ossa quanto fosse
difficile non scappare da se stessi. Provava persino una specie di timore
reverenziale per quel ragazzo senza speranza, così difficile da tenere a bada e
da accudire.
Shion si mise a sedere e lasciò vagare lo sguardo
nell’aria.
“Nezumi.”
“Mh?”
“Credi che sia sempre pacifico sott’acqua?”
“Cos-?”
“Sott’acqua. Per esempio in mare, o in un fiume, o in un
lago…c’è sempre pace e tranquillità nell’acqua?”
“Di cosa stai parlando? Hai sognato qualcosa?”
“Sì. È stato il sogno più vivido che ho fatto da un po’
di tempo a questa parte. Mi domando se sia stato a causa del vino.”
“Era un sogno dalle tinte rosso vinaccia?”
“No…Stavo nuotando sott’acqua, lungo il fondale. Riuscivo
a respirare tranquillamente. Continuavo a nuotare ancora e ancora.” Shion
cambiò posizione ed emise un breve sospiro.
“E poi?”
“E poi niente. Nuotavo e basta. Era tutto così tranquillo
e bello e mi sentivo così felice. Sembrava un luogo così pacifico, senza lotte
o aggressioni…”
“Impossibile.” Nezumi sorrise debolmente nell’oscurità. Ingenuo come al solito, eh? “Ovviamente
ci sono lotte anche sui fondali marini. È un mondo simile a quello terrestre,
dove il pesce più grande mangia quello più piccolo. Credevo ti fossi
specializzato in ecologia.”
“Dovevo
specializzarmi in ecologia.”
“Come vuoi, non importa.
Credevo che l’ecologia fosse la scienza che studiasse le interazioni tra
gli organismi e il loro ambiente. Non hai studiato che l’atto predatorio esiste
anche sott’acqua?”
Shion scosse la testa. “Questo lo so. Non sto dicendo che
in acqua ci sia il Paradiso. Semplicemente, che siccome non ci sono esseri
umani…”
“Sentiamo.”
“Beh, che quindi non ci sono lotte inutili. Non ci sono omicidi
per il piacere esclusivo di uccidere e nessun altro tipo di assassinio
gratuito.”
“Stavi pensando a queste cose mentre nuotavi?”
“Sì. Era così…bello. Il fondale era sabbioso e si
estendeva ancora e ancora. C’erano pietre dai colori di giada qua e là sulla
sabbia e ogni tanto brillavano, anche se non so come fosse possibile. Allungavo
la mano per prenderne una, ma alla fine cambiavo idea.”
“Perché?”
“La pietra era così bella, avevo quasi paura di toccarla.
Mi sembrava che se l’avessi toccata, il mondo si sarebbe sgretolato davanti ai
miei occhi.”
“Non sapevo che fossi un tale romantico,” commentò
Nezumi. “Sembri una fanciulla vergognosa.”
Shion si contorse. “Sì, sono un po’ in imbarazzo a dire
il vero. Ma non ci posso fare niente, no? Mi sentivo così. Ma ora me ne pento.
Se avessi saputo che mi sarei dovuto svegliare comunque, allora tanto valeva
raccoglierne almeno una.”
Nezumi scoppiò quasi a ridere, di nuovo. Si domandò se
non stava per caso perdendo l’abilità di frenare le proprie emozioni.
“Dovresti tornare a dormire,” disse. “Forse riuscirai a
tornare in quel sogno. Allora potrai raccogliere tutte le rocce o le monete che
il tuo cuore desidera.”
“Suppongo di sì. Ehi, Nezumi.”
“Mh?”
“Abbiamo nuotato quando siamo fuggiti da No.6, no? Eppure
quella volta, ero talmente concentrato sul nuotare veloce che non ho avuto
nemmeno il tempo di fermarmi e percepire.”
“Stavamo nuotando nelle acque di scolo. È totalmente
diverso dal luogo che hai sognato tu.”
“Ma…è anche vero che...ho visto tante cose
meravigliose…qui nel West Block…”
Nezumi poté sentire l’altro ragazzo scivolare nel sonno e
i suoi respiri leggeri. Riusciva a sentire il calore di Shion. Si sentiva come
se quel calore fosse tutto ciò di cui aveva bisogno per superare quei gelidi
giorni invernali.
Cosa mi metto a
pensare? È assurdo. Quelli che non riescono a vivere da soli, quelli che
non riescono ad affrontare il loro destino con le proprie forze, non hanno
possibilità di sopravvivenza. Le cose andavano così nel West Block.
Non ho bisogno di
alcun calore.
Nezumi si alzò e si riempì una tazza con dell’acqua dalle
loro scorte. La vuotò in un sol sorso. L’acqua fredda gli scivolò giù fino allo
stomaco. Shion mormorò qualcosa di incomprensibile.
“Sei riuscito a raccoglierne una?” gli chiese
Nezumi. Non ci fu risposta. Solo
l’intenso lamento del vento risuonava nell’aria.
Le tazzE, LE TAZZE! e-ehm-- Nezumi e Shion - Official Anime Art |
Adoro la Asano e No° 6 mi suscita un sascco di emozioni, specie Nezumi.
RispondiEliminaL'anime mi è piaciuto abbastanza, specie per la bellissima voce di Nezumi!
Certo, devo dire che non ho una gran passione per Shion che sembra un po' schizofrenico!
Vabbè.
Grazie per averlo tradotto; non vedo l'ora di leggere la seconda parte!